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Pnrr, scadenza vicina ma in Puglia è chiuso solo un cantiere su 10

Era stato annunciato come una nuova “ricostruzione” per il Sud. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), con i suoi 191,5 miliardi di euro, doveva rappresentare un’occasione irripetibile per colmare i divari territoriali e modernizzare le infrastrutture del Mezzogiorno. La Puglia, in questa sfida, era chiamata a giocare un ruolo di primo piano. Tuttavia, a un anno dalla scadenza per utilizzare i fondi, il bilancio appare ben lontano dalle intenzioni iniziali.

La tendenza

Secondo l’ultima relazione della Banca d’Italia, solo il 14% dei progetti Pnrr in Puglia risulta completato tra novembre 2021 e dicembre 2024. Una percentuale che fotografa un ritardo preoccupante nell’attuazione concreta degli interventi. Anche Openpolis, osservatorio indipendente che monitora il Piano con una lente puntata sull’effettivo avanzamento di spesa e attività, conferma la tendenza. Il dato più significativo è che, a fronte di risorse assegnate e misure formalmente “attivate”, in Puglia solo il 38% dei progetti ha raggiunto una fase operativa: si parla di cantieri avviati, bandi chiusi, servizi attivi. Il resto è ancora fermo ai nastri di partenza. Intanto, la spesa effettivamente rendicontata oscilla tra 13% e 15%. In altre parole, i soldi ci sono ma non si riescono a spendere.

I settori bloccati

Nel mirino ci sono soprattutto i settori prioritari del Piano. A cominciare dalla sanità territoriale, per cui la Regione ha stanziato oltre 256 milioni di euro. Il piano prevede 121 nuove strutture tra case e ospedali di comunità, per un investimento di circa 80 milioni solo su queste due voci. Ma i cantieri conclusi si contano sulle dita di una mano: molti interventi sono ancora fermi alla progettazione esecutiva o in fase di gara. Non va meglio sul fronte della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. Ai Comuni pugliesi sono stati destinati oltre 87 milioni di euro per l’adozione di infrastrutture digitali, migrazione al cloud e rafforzamento dei servizi digitali. Si aggiungono, poi, risorse per l’istruzione: 5,2 milioni per la connettività scolastica e 11 milioni per la formazione nelle materie scientifiche e tecniche. Ma anche qui, i progetti completati sono pochi. La distanza tra le risorse stanziate e l’effettiva realizzazione continua a crescere.

Le cause

Il rallentamento del Pnrr in Puglia ha cause strutturali profonde. La più evidente è la fragilità amministrativa degli enti locali, chiamati a gestire un carico di progetti senza precedenti con personale insufficiente e competenze spesso inadeguate. La gestione dei bandi, la rendicontazione, la progettazione esecutiva: ogni passaggio si traduce in una corsa a ostacoli. E ogni ritardo si somma al successivo. Non a caso, la Corte dei Conti, in più relazioni, ha evidenziato la possibilità di un collasso gestionale, se non si rafforza il supporto tecnico agli enti, soprattutto a quelli di piccole dimensioni.

Il divario

Nel frattempo, cresce il divario che rischia di accentuare le disuguaglianze territoriali e di vanificare l’obiettivo di coesione del Piano. Basti pensare che in Emilia-Romagna la quota dei progetti conclusi supera il 30%, mentre in Lombardia e Veneto si viaggia attorno al 25-28%. Anche regioni del Centro come la Toscana registrano performance superiori alla media nazionale. In termini di spesa effettiva, la Puglia è in linea con le percentuali del Mezzogiorno ma distante anni luce dalle regioni settentrionali, dove le capacità amministrative e progettuali consentono una maggiore velocità nell’avvio e nella conclusione delle opere.

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