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Piano Coste, l’Anci Puglia chiede lo stop: «Rischioso procedere a fine legislatura»

Sospendere l’iter legislativo in corso. È la richiesta che il Consiglio regionale di Anci Puglia ha formalmente presentato al governo pugliese in merito alla proposta di modifica della normativa sul Piano Coste. Una presa di posizione che arriva dopo le polemiche scoppiate in seno alla stessa maggioranza contro la proposta di legge presentata dal consigliere delegato all’Urbanistica Stefano Lacatena. Secondo Anci, infatti, «l’attuale fase pre elettorale non rappresenta il contesto più adeguato per affrontare un tema tanto delicato e strategico quanto quello della pianificazione costiera. Intervenire su una norma di tale rilevanza a pochi mesi dalla conclusione della legislatura espone il provvedimento a rischi di fragilità, sia tecnica che politica, oltre a compromettere il necessario confronto con i territori coinvolti».

La richiesta

Anci Puglia intende avviare un percorso di concertazione con i 69 Comuni costieri interessati, al fine di rilevare bisogni, criticità ed esigenze specifiche. «Modifiche di tale portata – spiegano dal Consiglio direttivo – richiedono una valutazione approfondita e ampiamente condivisa. È indispensabile che ogni intervento legislativo tenga conto della complessità territoriale, oltre ad essere necessario prioritariamente intervenire per individuare soluzioni che affrontino la grave emergenza rappresentata dall’erosione costiera, che interessa numerosi tratti del litorale pugliese».

La legge al vaglio

Sotto accusa da parte dell’Associazione dei comuni pugliesi l’articolo del testo di legge sul Piano Coste che prevede la “privatizzazione” dei litorali pugliesi: un duro colpo all’equilibrio raggiunto con la precedente legge Minervini che nel 2007 aveva stabilito di riservare una quota del 60% delle spiagge alla libera fruizione dei cittadini e il 40% ai concessionari privati.

Secondo la nuova formulazione, il rapporto passerebbe a un 50 e 50. L’Anci contesta anche le correzioni alla bozza iniziale discussa ai tavoli di concertazione e poi successivamente cambiata nella versione finale. Sul piano tecnico la nuova norma, che assorbirà il piano delle coste vigente ma mai davvero realizzato, è determinata dal termine del 30 giugno 2027 per l’affidamento delle concessioni demaniali ai lidi balneari.

I Comuni dovranno indicare le aree da destinare ad attività turistico-ricreative diverse dalla balneazione e quelle da destinare a parcheggi e servizi igienici. Eliminata la classificazione dei diversi livelli di criticità all’erosione e sensibilità ambientale, le valutazioni saranno a carico dei Comuni. Nei tratti costieri ad elevata criticità, laddove il piano ne preveda l’utilizzo per stabilimenti balneari, occorrerà svolgere una continua attività di monitoraggio per verificare l’evoluzione del fenomeno erosivo. Viene meno la verifica di compatibilità da parte della Regione in ordine alle decisioni adottate dai Comuni.

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