Petruzzelli, salta l’incontro con Governo e Comune. Gli eredi: «Persa un’opportunità»

«Nelle nostre intenzioni doveva essere un’opportunità per scongiurare altri 10 anni di contenzioso sul Teatro Petruzzelli, con relative spese, e corrispondente danno, anche per il pubblico Erario. Oggi, alla luce della mancata adesione e mancata partecipazione delle parti pubbliche invitate, la mediazione è diventata una gigantesca “cartina di tornasole” per aiutare chiunque a comprendere qual è la parte che crede nell’accordo e qual è quella che non ritiene neppure di provare a raggiungerlo su un tavolo neutrale istituzionale». Così gli eredi della famiglia Messeni Nemagna, proprietari del Teatro Petruzzelli di Bari, tramite il loro avvocato, Ascanio Amenduni, commentano la mancata partecipazione di tutti gli Enti invitati all’incontro di mediazione convocato per oggi.

La mediazione in sede civile era stata proposta dai Messeni Nemagna dopo le recenti sentenze della Corte d’Appello di Bari che hanno stabilito la proprietà privata del teatro, ordinando al Comune la restituzione alla famiglia, a sua volta condannata a restituire allo Stato gli oltre 43 milioni di euro dei costi della ricostruzione dopo l’incendio del 1991. Il 15 dicembre scorso la Presidenza del Consiglio, il Comune e la Città metropolitana di Bari, avevano comunicato che non avrebbero partecipato. Successivamente anche la Fondazione Lirico sinfonica Petruzzelli e la Regione Puglia hanno seguito la stessa linea mentre hanno disertato l’incontro senza manifestare le loro intenzioni il ministero della Cultura e la Protezione civile. «Un vero peccato – proseguono gli eredi – anche perché è stato, di recente, proprio il Ministro della Giustizia, Cartabia, a dichiarare che la mediazione è uno strumento indispensabile per il futuro della Giustizia: evidentemente è un futuro ancora molto lontano se le parti pubbliche non danno il buon esempio, a meno che il rifiuto della mediazione sia dovuto ad altre strategie di carattere contenzioso. La storia, e la Magistratura, pure contabile – conclude la nota – diranno se questo rifiuto è stato un bene oppure un ulteriore errore, dopo i due ‘espropri’ dichiarati illegittimi dalla Corte Costituzionale e dalla Corte d’Appello di Bari».

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