È il giorno di Rocco Palese. Alle 13.37 di ieri, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha firmato il decreto di nomina dell’ex fittiano, Rocco Palese, al vertice della sanità regionale. Una nomina che L’Edicola del Sud annunciò a metà dicembre, ma che ha avuto un periodo di “decantazione” prima di concretizzarsi nell’atto formale ampiamente preceduto dal malpancismo di una parte del Pd. Ma, stando a chi frequenta i palazzi romani, sulla nomina di Palese Emiliano si è coperto le spalle. Pare che la firma dell’atto sia stata preceduta da confronto con il segretario nazionale del Pd, Enrico Letta, per avere la “benedizione”. Sia quel che sia la Puglia ha un assessore alla Sanità.
Assessore Palese, saltiamo i convenevoli e veniamo subito al punto: qual è la situazione della sanità pugliese?
«Dobbiamo ancora affrontare la pandemia, un evento che non solo è imprevisto e imprevedibile, ma addirittura non si era mai registrato – nella storia dell’uomo – una situazione del genere. Ha provocato una serie di complicazioni che hanno stremato il sistema sanitario regionale e quindi anche il nostro. Va dato atto, a tutti gli operatori sanitari, a tutta la gente di Puglia che con grande responsabilità si è vaccinata, che hanno permesso di salvare tante vite umane. Ci sono ancora molti malati, anche in terapia intensiva e morti. La sfida è questa: come uscire dalla pandemia. Abbiamo ancora da affrontare i problemi di tanti giovani a cui la pandemia ha rubato anni di vita, importanti per la loro formazione e non sappiamo se i ritardi che hanno subito saranno recuperabili. Poi ci sono tante persone sotto stress: c’è un aumento delle anoressie e delle preoccupazioni perché tutto quello che era sicuro non lo è più».
Uscire dalla pandemia: cosa bisogna fare?
«Continuando ad ascoltare la scienza. Tutto quello che ha fatto il Governo: vaccini, green pass, restrizioni, ritengo sia giusto. Ringrazio il presidente Emiliano per la fiducia che mi ha dato e metterò tutto il mio impegno per non deludere nessuno – questo è scontato -, tutta la mia esperienza per accompagnare la Puglia fuori dall’emergenza sanitaria. Per questo rispetto tutte le posizioni però, osservo che in tutto il mondo, pur nelle differenze, pur nelle diversità politiche si rema tutti insieme. I problemi sono di una portata gigantesca e serve il contributo di tutti. Siamo a un passo da guerre che potrebbero scoppiare e viviamo in un contesto di allarme».
Calato in questo scenario come recepisce le fibrillazioni della politica per la nomina di un ex fittiano?
«Non le commento. Riconosco il legittimo diritto a esprimere le proprie opinioni, ma io sto ricevendo migliaia di wathsapp di gente che mi incoraggia. Ho già vissuto questa esperienza ed erano solo messaggi di auguri, ora di incoraggiamento. Ho l’impressione che qualcuno si senta più sicuro. Nessuno ha la bacchetta magica, serve lo sforzo di tutti: della giunta, della commissione preposta, del consiglio. Il mio apporto sarà tecnico, non sono iscritto a nessun partito dal marzo del 2018. Ovviamente non rinnego l’esperienza passata».
Ma il passato è lontano o idealmente vicino?
«Il problema non è essere distanti o vicini. Bisogna chiedersi perché Bari legge la situazione in maniera differente da Roma. Noi non siamo una variabile che esce fuori dagli scenari nazionali, europei o internazionali. A livello nazionale, tranne la Meloni, stanno tutti insieme. Qualcuno si chiede perché Leu stia con la Lega? Nessuno pensa a queste cose, ma a come il Governo ci porta fuori dalla crisi».
