Dall’inizio della campagna olearia alla fine di febbraio scorso, dalla Tunisia sono arrivate 132.200 tonnellate di olio di oliva, con un aumento delle importazioni del 40,8%.
A darne notizia è la Coldiretti Puglia che parla di «concorrenza sleale» per un prodotto venduto a un prezzo di gran lunga più basso rispetto all’olio extravergine italiano. L’associazione mette anche in allerta dal rischio che aumentino «frodi e inganni ai danni dei cittadini».
A confermare i dati è il report dell’Osservatorio nazionale tunisino dell’agricoltura da cui emerge anche che le esportazioni tunisine hanno riguardato per il 59,4% il mercato europeo, seguito dal Nord America (24%) e dall’Africa (9,5%).
Per Coldiretti «a favorire le importazioni dalla Tunisia è stato l’accordo stipulato dalla Ue che prevede l’importazione annuale di 56.700 tonnellate di oli vergini d’oliva, nella cui categoria merceologica sono compresi olio extravergine d’oliva, olio vergine d’oliva e olio lampante, senza applicazione di dazi doganali».
Da qui, il rischio di concorrenza sleale dovuta anche al crollo dei prezzi dell’olio tunisino scesi «del 54,9% a febbraio 2025 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente».
L’associazione di categoria chiede la creazione di un registro telematico unico europeo. Per il vicepresidente della Coldiretti e presidente di Unaprol, David Granieri, «è fondamentale garantire che l’olio importato rispetti gli stessi elevati standard di qualità e sicurezza che caratterizzano l’olio extravergine d’oliva europeo» in quanto «l’assenza di un controllo rigoroso sulla qualità e sulla provenienza dell’olio importato potrebbe compromettere la fiducia dei consumatori e mettere a rischio la reputazione dell’olio italiano, considerato uno dei migliori al mondo».