Nuovo Cda di Arpal, Uil Puglia: «Bene, ora si lavori per restituire all’agenzia piena operatività»

«Un primo, importante passo verso l’auspicata ripresa a pieno regime dell’attività di un ente fondamentale per il mondo del lavoro pugliese». Così Emanuele Ronzoni, segretario nazionale organizzativo e commissario straordinario della Uil Puglia, commenta la nomina del nuovo consiglio di amministrazione dell’Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro (Arpal).

La Giunta regionale della Puglia ha nominato Beniamino Di Cagno presidente e Serena Triggiani e Donato Liturri componenti del Cda. Ora, afferma Ronzulli, l’augurio è che «si proceda celermente al completamento delle nomine previste per restituire ad Arpal piena operatività e al territorio quelle politiche attive del lavoro da troppo tempo ferme, impantanate, così come la fase concertativa con le parti sociali, a causa di criticità e carenze di origine esclusivamente politica».

La Puglia, sottolinea il commissario straordinario della Uil, è stata «colpita duramente dalle conseguenze della crisi sotto il profilo occupazionale» e c’è bisogno «più che mai di misure di politiche attive del lavoro efficaci, quelle stesse politiche che finora hanno latitato nonostante le rivendicazioni della Uil».

Ronzoni ribadisce che «i 150 milioni di euro previsti dal bilancio regionale sono assolutamente insufficienti. Bisogna, piuttosto, intervenire con misure mirate per i lavoratori sospesi in Cigs e Cig in deroga a zero ore, di imprese aventi unità produttive ubicate in Puglia, per i lavoratori iscritti alle liste di mobilità e mobilità in deroga, per i disoccupati di lunga durata, che dopo aver perso un posto di lavoro o cessato un’attività di lavoro autonomo, siano alla ricerca di una nuova occupazione da più di dodici mesi o da più di sei mesi se giovani, beneficiari o meno di prestazioni di sostegno al reddito a qualsiasi titolo, ad esempio, indennità di disoccupazione, nonché per i lavoratori fragili. Una platea di persone in difficoltà – conclude Ronzoni – che non meritano l’immobilismo registrato finora, una platea che alla luce delle tante crisi aziendali in atto rischia di ampliarsi e dinanzi alla quale sarebbe imperdonabile farsi trovare impreparati».

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