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Norma anti-sindaci in Puglia, Pascazio (Anci): «Nega un diritto costituzionale» – L’INTERVISTA

Non nasconde la propria amarezza per una norma che pare andare nella direzione di una “punizione” verso chi, ogni giorno, si spende sui territori ed è il front office dei disagi e delle lamentele dei cittadini. «Ho sentito tanti colleghi sindaci che si dicono, come me, amareggiati da una decisione che non ha alcuna logica…

Non nasconde la propria amarezza per una norma che pare andare nella direzione di una “punizione” verso chi, ogni giorno, si spende sui territori ed è il front office dei disagi e delle lamentele dei cittadini.

«Ho sentito tanti colleghi sindaci che si dicono, come me, amareggiati da una decisione che non ha alcuna logica se non quella di ledere un diritto», afferma Fiorenza Pascazio, sindaca di Bitetto, ma soprattutto presidente dell’Anci Puglia.

Che idea si è fatta sulla norma votata in consiglio regionale?

«È una norma che nelle migliori delle ipotesi lede un diritto costituzionale, nelle peggiore vuole di fatto commissariare i Comuni in attesa del voto regionale, con il rischio che, se dovesse passare lo slittamento al 2026, per oltre un anno si avrebbe un commissario prefettizio. In entrambi i casi è qualcosa che non può passare in silenzio».

Cosa intendete fare?

«Prima di tutto chiediamo di ritornare sulla decisione presa, poi molti sindaci, di qualunque orientamento politico, si preparano a presentare ricorso al Tar per essere tutelati in un loro diritto garantito dalla Costituzione. Resta da capire il perché 31 consiglieri regionali hanno approvato un emendamento così discriminante».

Ecco perché? Qual è la cifra politica di questa decisione?

«Guardi non riesco a capirlo e non voglio fare facili dietrologie. Qui siamo a una norma che non ha nessuna giustificazione se non quella di limitare la platea dei concorrenti allo scranno regionale».

Stava pensando a una candidatura alla Regione?

«Non è il mio caso. Io voglio fare la sindaca della mia città, ma non possono essere altri a decidere per conto mio. Candidarsi non è una scelta che fanno altri per me, ma soprattutto non si possono minare diritti costituzionali penalizzando una parte dei rappresentanti delle istituzioni».

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