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Neet, in Puglia sono oltre il 35%: la regione è al di sopra della media nazionale

Studiare metodi e strategie efficaci per conoscere e contrastare il fenomeno dei Neet, quei giovani, cioè, che si trovano fuori dai contesti educativi, formativi e lavorativi. In altre parole, quelli che non studiano e non cercano un lavoro. Ecco l’obiettivo della ricerca “Cisl Puglia e fenomeno dei Neet. Quali azioni?”, voluta dalla Cisl (Confederazione Italiana…

Studiare metodi e strategie efficaci per conoscere e contrastare il fenomeno dei Neet, quei giovani, cioè, che si trovano fuori dai contesti educativi, formativi e lavorativi. In altre parole, quelli che non studiano e non cercano un lavoro. Ecco l’obiettivo della ricerca “Cisl Puglia e fenomeno dei Neet. Quali azioni?”, voluta dalla Cisl (Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori) Puglia e affidata all’Università “Aldo Moro” di Bari, in particolare al professor Alberto Fornasari e al dottor Matteo Conte.

Lo studio, che ha analizzato a fondo la realtà del fenomeno dei Neet sul territorio pugliese, è stato realizzato attraverso l’elaborazione di strumenti di ricerca di natura quantitativa e qualitativa ed è stato condotto su un campione di dirigenti e iscritti al sindacato, ma anche su ragazzi distinti per età (15-19, 20-24, 25-29) e titolo di studio. Si scava, insomma, sulle cause di un fenomeno che in Puglia tocca vette del 30,5%, contro una media nazionale che è invece ferma al 23,1%. Il dato, tuttavia, è in linea con quello di tutto il Sud, ha spiegato il segretario regionale della Cisl, Antonio Castellucci, a margine dell’incontro, parlando di una «media abbastanza omogenea nel Mezzogiorno». Dai dati del dossier, diffusi alla presenza, fra gli altri, del segretario confederale della Cisl, Giulio Romani, del segretario generale di Cisl Puglia, Antonio Castellucci, del rettore, Stefano Bronzini, dell’assessore regionale alla Formazione, Sebastiano Leo, e di quello allo Sviluppo economico, Alessandro Delli Noci, emerge come siano diverse le cause del fenomeno. Tra le principali, quasi un quarto del campione scelto ritiene che le maggiori difficoltà per i giovani siano di natura scolastica e formativa e di tipo lavorativo, per il 24,2% nel primo caso e per il 23,5% nel secondo. Una buona fetta degli intervistati ritiene anche che i problemi possano essere legati all’ambito familiare, per il 17,4% del campione, e a difficoltà legate a demotivazione e disorientamento per il 13,4%. Infine, in pochi, più precisamente l’1,5%, ritengono che alla base del fenomeno vi siano difficoltà economiche e di socializzazione.

E ancora, per l’80% del campione il sindacato può incidere sul fenomeno, rilanciando il territorio e ascoltando e orientando i giovani attraverso gli sportelli lavoro, che sono ritenuti utili dal 69,8%. Il 92% ritiene anche fondamentale la creazione di una rete fra attori coinvolti e istituzioni per arginare il fenomeno dei Neet. I giovani intervistati indicano, tra i principali problemi, le aziende che chiudono e che non assumono personale, il tutto aggravato da una generale situazione di crisi che non fa altro che peggiorare lo scenario. Ma quali sono, dunque, le possibili soluzioni contenute nel dossier per fornire un aiuto concreto ai giovani che non studiano e non cercano lavoro? Sono tre, ovvero l’attuazione di corsi di formazione interni al sindacato, una maggiore strutturazione degli sportelli lavoro e l’implementazione delle attività di orientamento.

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