Monsignor Luigi Renna è arcivescovo di Catania, dopo aver guidato la diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano dal 2015 al 2022. Nato a Corato, ma originario di Minervino Murge, Renna è il presidente della Commissione per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace in seno alla Conferenza episcopale italiana.
Un osservatorio decisivo ancor più oggi, dopo l’elezione di Leone XIV, in quanto proprio la scelta del nome riporta a papa Pecci, il pontefice che intervenne durante la rivoluzione industriale con la Rerum Novarum, la prima enciclica sociale, indicando la “terza via” tra comunismo e capitalismo tutta protesa alla tutela degli sfruttati, a partire dai lavoratori.
Eccellenza dopo Francesco abbiamo Leone XIV che idea ha di quel che è accaduto nel chiuso della Cappella Sistina?
«Lo Spirito Santo ancora una volta ci ha sorpresi. I cardinali hanno scelto un uomo con un carattere discreto, che non è stato esposto sui media nei giorni precedenti, anche se ha un curriculum e una storia personale e pastorale di notevole importanza e di grande esperienza. A partire dal contatto con i più poveri in Perù e con molte comunità del mondo grazie al ruolo di padre generale dell’ordine agostiniano. Così come fondamentale è stato il suo ruolo di responsabile della Congregazione dei vescovi voluto da papa Francesco dove ha avuto la possibilità di indicare persone in prossimità con la gente, così come voleva il suo predecessore».
Nel suo primo intervento dalla Loggia delle benedizioni ha rivolto un forte invito alla Pace, uno dei cardini dell’insegnamento di don Tonino Bello.
«Don Tonino è stato colui che ha alzato una forte voce profetica sulla Pace nel mondo. Tuttavia, l’invito di papa Leone è più legato al magistero di Francesco, basti ricordare che nell’ultimo Angelus, la domenica di Pasqua, il Santo Padre ha nominato Paese per Paese tutti i teatri di guerra oggi esistenti».
Leone XIV è stato missionario in Perù e proviene dagli Stati Uniti, due realtà che in modi inversi vivono i drammi dell’immigrazione e dell’emigrazione. Il nuovo Papa sarà decisivo anche su questo tema?
«Bisogna fare una precisazione: il Santo Padre guarda in termini universali a tutto il mondo e non alle singole nazioni. Certo, però, già nei mesi scorsi, da Cardinale, papa Prevost ha pubblicato dei post sui suoi profili social, in cui ha contestato alcuni provvedimenti dell’amministrazione americana. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che egli stesso ha un’esperienza familiare di immigrazione e anche di contaminazione, visto che le sue origini sono francesi, italiane e spagnole. Di conseguenza ha una sensibilità molto forte su questo tema».
Essendo alla guida della Dicastero per la Congregazione dei vescovi avrà avuto modo di incontrarlo?
«Ci siamo visti una sola volta durante la visita ad limina, che noi vescovi siamo obbligati a fare a Roma ogni cinque anni e l’impressione che ho tratto è di un uomo mite, pronto all’ascolto e affabile con tutti, ma non per questo non determinato».