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Calo dei consumi e riforma fiscale, il Nord controsorpassa il Sud. E il pil della Puglia frena

L’economia del Sud Italia e, in particolare, della Puglia, si trova in una fase di rallentamento dopo due anni in cui il Mezzogiorno è cresciuto più del Nord. Secondo l’ultimo report Svimez-Ref Ricerche, il Pil nazionale aumenterà dello 0,7% nel 2025 e dello 0,9% nel 2026, con il Sud che tornerà a crescere meno del…
via sparano

L’economia del Sud Italia e, in particolare, della Puglia, si trova in una fase di rallentamento dopo due anni in cui il Mezzogiorno è cresciuto più del Nord. Secondo l’ultimo report Svimez-Ref Ricerche, il Pil nazionale aumenterà dello 0,7% nel 2025 e dello 0,9% nel 2026, con il Sud che tornerà a crescere meno del Nord. La Puglia, in particolare, vedrà un aumento del Pil dello 0,5% nel 2025, un dato inferiore alla media nazionale e al di sotto delle regioni trainanti del Nord, come Veneto (+1,2%) e Lombardia (+1,1%).

Le cause

L’analisi economica mette in evidenza diverse cause del rallentamento nel Mezzogiorno. A pesare è soprattutto la frenata dei consumi privati, che cresceranno nel 2025 a un ritmo dimezzato rispetto al Centro-Nord. Un effetto causato dalla minore capacità di spesa delle famiglie meridionali e all’effetto delle politiche fiscali nazionali, come la riforma dell’Irpef e il taglio del cuneo fiscale, che favoriscono soprattutto le aree dove è più alta la presenza di redditi da lavoro dipendente, quindi il Centro-Nord. L’impatto della crisi industriale sul Nord non basta a riequilibrare il divario territoriale. Se da un lato, infatti, il rallentamento della domanda estera ha penalizzato le regioni manifatturiere del Settentrione, al Sud mancano settori forti in grado di compensare questa debolezza. L’economia meridionale è meno esposta al commercio estero, ma la mancanza di un tessuto industriale solido riduce le prospettive di crescita autonoma.

Il Pnrr

Uno degli elementi chiave per il futuro della Puglia e del Sud è il Pnrr. Secondo Svimez, il 60% della crescita economica del Mezzogiorno nel biennio 2025-2026 sarà legata agli investimenti previsti dal Piano. Questo significa che l’attuazione del Pnrr è fondamentale per evitare che il Sud torni a un’economia stagnante. La crescita del Mezzogiorno, che nel 2024 ha superato quella del Nord, è stata trainata dal settore delle costruzioni, grazie ai benefici del Superbonus e agli investimenti infrastrutturali. Tuttavia, con la fine degli incentivi fiscali, il settore rischia una frenata.

Puglia e Basilicata

Nel caso della Puglia, la regione può beneficiare di investimenti pubblici in infrastrutture, digitalizzazione e transizione ecologica. Senza, però, un miglioramento della produttività e dell’occupazione, il timore è che gli effetti del Pnrr si esauriscano nel breve termine senza lasciare un impatto strutturale. La Basilicata condivide molte delle difficoltà della Puglia, ma con peculiarità proprie. Dopo una crescita negativa nel 2024 (-0,5%), la regione vedrà un miglioramento nel 2025 (+0,6%) e nel 2026 (+0,7%), trainato in parte dagli investimenti pubblici e dalle politiche di sviluppo locale, ma la dipendenza dall’industria estrattiva e la scarsa diversificazione economica pongono la regione in una posizione di vulnerabilità. Per questo, il rallentamento dei consumi e la debolezza del mercato del lavoro potrebbero limitare la ripresa.

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