Un convegno al Policlinico di Bari ha messo al centro l’importanza della medicina di genere e della leadership femminile nel sistema sanitario, con un forte impegno da parte della Regione Puglia per promuovere un approccio alla cura più personalizzato e inclusivo. «Investiamo nella cura della vita e della dignità di ciascuna persona attraverso la formazione obbligatoria del personale e garantendo l’equo accesso delle donne nel sistema organizzativo sanitario», hanno dichiarato congiuntamente il presidente della Regione Michele Emiliano, l’assessora alle Politiche di Genere Serena Triggiani e il vicepresidente e assessore alla Sanità Raffaele Piemontese.
Il convegno, intitolato “Medicina di genere e leadership femminile: esperienze, prospettive e buone pratiche in ambito sanitario”, è stato organizzato dalla Regione Puglia in collaborazione con l’associazione Women in Surgery Italia e un comitato scientifico regionale. Due le sessioni mattutine, dedicate rispettivamente a “Cura e salute delle donne – il concetto di medicina di genere” e “Patologie nella donna – Esperienze e casi clinici”.
Un approccio evoluto alla cura e alla dignità
Michele Emiliano ha sottolineato i progressi della Puglia: «Le esperienze raccontate nel corso di questa giornata dimostrano un approccio evoluto della medicina, dalla prevenzione alla cura. Oggi abbiamo dimostrato, con interventi qualificati di esponenti regionali e del mondo sanitario e scientifico – che ringrazio per le loro preziose testimonianze – quanto sia importante investire nella medicina di genere: dalla diversa manifestazione dei sintomi in caso di patologie come infarto o depressione, all’efficacia differente dei farmaci, fino alla necessità di sensibilizzare il personale sanitario su questi aspetti. Si tratta di prendersi cura della vita e della dignità di ciascuna persona in ogni sua specificità».
L’assessora Serena Triggiani ha evidenziato come la medicina di genere sia un traguardo fondamentale per le pari opportunità e il diritto sacrosanto alla salute: «L’Italia è stato il primo Paese in Europa, nel 2019, ad approvare il Piano per l’applicazione e la diffusione della medicina di genere sul territorio nazionale e la Puglia, in questi anni, ha dato un grande contributo tecnico scientifico». Ha poi affrontato il tema della scarsa presenza di donne in ruoli apicali e operativi in chirurgia, spingendo a riflettere sulle disuguaglianze sociali che influenzano la salute e la carriera femminile.
Il vicepresidente e assessore alla Sanità, Raffaele Piemontese, ha rimarcato che la medicina di genere è una questione di «efficacia clinica, di appropriatezza delle cure, di giustizia nella salute pubblica: è un approccio scientifico e organizzativo che ci consente di mettere davvero al centro la persona, personalizzando diagnosi e terapie a partire dalle differenze reali, biologiche e culturali». Piemontese ha ricordato gli investimenti regionali per rendere strutturale questo cambiamento, tra cui la formazione obbligatoria in medicina di genere per tutto il personale sanitario, l’elaborazione di percorsi diagnostico-terapeutici differenziati, il rafforzamento dei consultori e delle reti territoriali, e la costituzione del Centro Regionale di Riferimento per la Disforia di Genere.
Antonio Sanguedolce, direttore generale del Policlinico di Bari, ha confermato l’impegno dell’ospedale: «L’evoluzione della medicina contemporanea richiede la costruzione di percorsi di cura sempre più personalizzati, capaci di considerare le differenze biologiche tra gli individui. In questo scenario, la medicina di genere si configura come uno strumento fondamentale per garantire appropriatezza, efficacia e centralità della persona». Ha inoltre evidenziato come le recenti nomine al Policlinico abbiano visto l’ingresso di 5 nuove direttrici su 12 incarichi di Unità Operative Complesse, e in 3 delle 6 branche chirurgiche la responsabilità è ora affidata a professioniste, segnale di una sanità «sempre più competente e inclusiva».