Medici in piazza per la tutela della sanità pubblica: lo Smi aderisce alla manifestazione di Spi-Cgil

Il Sindacato medici italiani (Smi) sostiene e solidarizza con la manifestazione indetta dallo Spi-Cgil indetta per venerdì prossimo, 31 marzo, in piazza Prefettura a Bari per chiedere maggiori tutele per la sanità pubblica.

Lo affermano, in una nota congiunta, il presidente nazionale dello Smi, Ludovico Abbaticchio, e il segretario regionale del sindacato, Francesco Pazienza.

«La salute è un diritto fondamentale per tutte le persone, che la nostra Costituzione tutela e che lo Stato deve garantire», ricordano dal Sindacato dei medici italiani. «Purtroppo – sottolineano – le condizioni in cui versa il nostro Ssn sono drammatiche. Rispetto alla riforma del 1978 c’è stato un cambiamento demografico non ancora metabolizzato in modo adeguato con un aumento dell’età dei cittadini. Sono anni che lo Stato non investe quanto necessario in termini di risorse finanziarie, professionali, riforme. L’impatto della pandemia sulla gente non ha insegnato ancora nulla a chi ci governa».

Grazie all’impegno dei lavoratori del settore sanitario e sociale, dicono ancora dallo Smi, sono stati raggiunti «risultati efficaci». All’impatto pandemico «si sono aggiunte le ricadute economico-finanziarie dovute alla guerra in Ucraina, l’inflazione, il caro bollette, aggravando ulteriormente la situazione finanziaria delle Regioni, dei Comuni e delle famiglie. Siamo di fronte ad un aumento delle povertà, interventi pubblici non omogenei sul territorio nazionale aggraveranno quelle diseguaglianze che sempre più caratterizzano il nostro Paese».

Per lo Smi «serve con urgenza un coordinamento delle forze del lavoro e della politica che si impegnino nella tutela della salute pubblica». Il sindacato da tempo combatte anche contro logiche autoreferenziali di settore con l’obiettivo di avere più medici, infermieri, personale sanitario e assistenziale per garantire accesso ai servizi, recupero liste d’attesa, riorganizzazione dei servizi territoriali, personale adeguatamente formato e valorizzato, riconoscendone il ruolo strategico e adeguando salari, diritti, progressioni di carriera; rafforzare l’assistenza territoriale per dare concretezza alla presa in cura delle persone più fragili e affette da malattie croniche migliorando l’integrazione sociale e sanitaria per garantire la domiciliarità, con particolare attenzione alle aree interne, montane e collinari; rivedere l’organizzazione della medicina generale e pediatrica di libera scelta e assicurare l’operatività di team multi professionali; mettere in sicurezza gli ospedali a partire dai pronto soccorso e dall’emergenza-urgenza; fare realmente delle Case della comunità una sede in grado di semplificare l’accesso ai servizi, un luogo di partecipazione dei cittadini, del volontariato, del terzo settore; rafforzare i dipartimenti di salute mentale, prevenzione, sicurezza sui luoghi di lavoro; rivedere e innovare anche i percorsi formativi con maggiore collaborazione fra Ssn e università; investire in ricerca pubblica e intervenire sul mercato farmaceutico attraverso la revisione del prontuario farmaceutico e l’abolizione delle note Aifa.

«Al Governo chiediamo maggiore attenzione e più risorse per servizi sociali e sanitari», dicono dallo Smi: «Siamo preoccupati – aggiungono – per l’attuazione e le eventuali ricadute sul Sistema sanità dell’autonomia differenziata. Anche gli Ordini professionali fanno silenzio e nicchiano per non andare contro chi comanda. È giunto il momento di dire basta per questo oggi siamo con voi per percorrere una strada comune per il bene dei lavoratori della sanità e dei cittadini e pazienti», concludono Abbaticchio e Pazienza.

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