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Cultura e Spettacoli Puglia

“E nostro è l’avvenir”, Mastroleo: «L’inesorabile e diffusa separatezza tra politica e sapere»

Pubblichiamo un estratto dal libro pubblicato per i novant’anni di Gianvito Mastroleo, curato da Luigi Quaranta, che sarà presentato il 9 dicembre alla Pinacoteca Giaquinto

La prima esigenza dell’oggi è ripartire da un «pensiero compiuto» e recuperare il degrado: che nella politica genera classi dirigenti sempre meno preparate ma impegnate in una permanente campagna elettorale; che nel mondo del lavoro conduce alla perdita del «diritto di avere diritti» e che nell’ecologia produce l’esiziale disconoscimento delle cause dei fenomeni estremi e anomalie climatiche. In definitiva, urge ritornare alle fonti, ricreare un pensiero sapendo che la riflessione, anche per fare i conti con la storia, non è affatto un lusso.

Governismo ed estremismo

Il compito più urgente per la sinistra che verrà, dunque, consiste nell’emancipazione sia dagli schemi puramente retorici dell’ecumenismo sociale, alibi per strategie solo governiste, sia da velleitari propositi rivoluzionari di una sinistra che si compiace dell’«estremismo della volontà» che genera irrilevanza, se non testimonianza politica residuale: parlo delle varianti della sinistra, perché verso quella sedicente sinistra populista che non riesce a distinguere la demagogia dal radicalismo, la nostra distanza è molto netta. Non può non preoccupare che nella battaglia congressuale in corso la bussola di quel governismo, oggi in modalità soprattutto locale, che ha generato la crisi in atto della sinistra, appaia prevalente; come interpretare diversamente, del resto, la richiesta insistente per «lo spazio che meritiamo» (cito) lanciata proprio da Bari al candidato PD più probabile?

Socialismo e umanesimo

Cari compagni, Pietro Nenni ammoniva che «anche quando tutto è perduto c’è ancora e sempre una cosa da fare». E allora bisogna avere la forza, il coraggio, la determinazione per riprendere il cammino con la consapevolezza che il Socialismo fondato sull’umanesimo, di per sé un «pensiero compiuto» che prima di essere una forma organizzata è uno «stato dello spirito» (Edgard Morin), è una necessità che nasce dalla realtà e si sviluppa nel cuore e nelle menti di chi non si rassegna ad assistere impotente al declino di una civiltà. È giunto il tempo, dunque, di consegnare agli armadi della storia ogni polemica sugli errori del passato, quelli di tutti, e di guardare avanti «mondandoci dai fantasmi che ci avvinghiano con le adunche mani del rimpianto e delle rivalse», come è stato scritto.

Pensiero e cultura

Quando il da fare è tantissimo non è più tempo di rancore, cari compagni, peggio dell’«opportunismo senza principi» (per ricordare Gaetano Salvemini): tocca a noi, invece, senza velleità ma con determinazione avviare un percorso prima di tutto culturale, per ipotizzare e cercare di condizionare, a partire dall’accaduto, quel che potrebbe, anzi dovrebbe, accadere. Trovare la rotta per l’isola che ancora non c’è: una rotta che fra i «punti cospicui» (metafora marinara) deve avere un pensiero e la cultura.

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