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Mamme pugliesi e lucane precarie ed emarginate: accesso e permanenza nel mercato del lavoro restano una chimera

Migliorano i servizi alla prima infanzia, a dimostrazione dello sforzo compiuto in tal senso da molte amministrazioni locali. Eppure, in Puglia e in Basilicata, le madri sembrano condannate a rimanere ai margini del mercato del lavoro, in un limbo fatto di precarietà e incertezza. A fotografare la condizione di molte donne con figli è il rapporto “Le Equilibriste”, stilato da Save the children alla vigilia della festa della mamma.

Quello che riguarda le donne pugliesi e lucane è un quadro in chiaroscuro. Partiamo dalle note positive. Per quanto concerne la voce “servizi” (asili nido, offerta integrativa socio-educativa per la prima infanzia e percentuale di bambini che frequentano la scuola dell’infanzia) la Puglia sale dal 16esimo al 13esimo posto mentre la Basilicata, pur scendendo dalla 17esima alla 18esima piazza, fa segnare un miglioramento della performance di ben otto punti rispetto al 2018.
Le note dolenti riguardano la voce “cura” che associa il tasso di fecondità e la distribuzione del lavoro di cura tra genitori occupati. Qui Puglia e Basilicata sono rispettivamente penultima, con tre punti in meno rispetto al 2018, e ultima, ben al di sotto della media nazionale. Ultima voce, quella relativa al “ lavoro”, che misura il tasso di occupazione femminile e il tasso di mancata partecipazione femminile al mercato: Puglia e Basilicata sono rispettivamente 18esima e 16esima in graduatoria e, pur migliorando le performance di tre e sette punti, sono al di sotto della soglia di riferimento al pari di quasi tutte le regioni del Sud.
Che cosa vuol dire? Le regioni del Nord restano quelle più attente alle condizioni socio-economiche delle donne e più portate a investire nel welfare sociale. Questo scenario, caratterizzato da un mancato sostegno pubblico alle mamme, affonda le radici nelle pesanti disparità di genere in Italia che prescindono dalla decisione delle donne di avere dei figli. E così si arriva a risultati come quello del 42,6% di mamme tra i 25 e i 54 anni non occupate, quello del 39,2 di donne con due o più figli costrette ad accontentarsi di un part-time e quello di un misero 10% di contratti a tempo indeterminato attivati a favore delle donne nel primo semestre 2021.
«Il Covid ha amplificato le disuguaglianze sociali, economiche, educative – spiega Antonella Inverno, responsabile delle politiche per l’infanzia di Save the children – e anche la ripresa dell’occupazione del 2021 è connotata dalla precarietà per le donne e le mamme. Servono misure efficaci, organiche e mirate che consentano di bilanciare le esigenze dell’essere madri e quelle dell’accesso e della permanenza nel mondo del lavoro».

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