Finanzierà progetti di riqualificazione culturale, urbana e sociale di immobili confiscati alla criminalità organizzata, l’avviso pubblico Puglia Beni Comuni che ha una dotazione di 11 milioni di euro stanziati dalla Giunta regionale.
Il bando, presentato stamattina dall’assessora alla Cultura e alla Legalità Viviana Matrangola, si rivolge ai Comuni pugliesi assegnatari di un bene confiscato affinché assumano l’impegno formale di gestirlo direttamente o tramite affidamento in concessione a titolo gratuito per un periodo di almeno 5 anni, con l’obiettivo di costruire spazi di comunità che favoriscano lo sviluppo delle relazioni sociali e la ricucitura del tessuto urbano.
Le proposte progettuali dovranno realizzare iniziative capaci di promuovere l’inclusione sociale e contribuire allo sviluppo locale, facilitando l’accesso delle comunità ai servizi sociali, culturali e ricreativi e favorendo, tra l’altro, sinergie tra i servizi istituzionali e i servizi territoriali.
Ogni soggetto proponente potrà presentare una sola proposta riguardante un unico bene confiscato. Ciascun progetto potrà essere finanziato da un minimo di 250mila euro fino a un massimo di 1 milione di euro, a copertura delle spese tecniche e di rifunzionalizzazione e allestimento dei beni, fatta salva la facoltà per il proponente di integrare l’entità del contributo con risorse aggiuntive, nel rispetto delle indicazioni del bando.
«La Puglia investe nelle politiche per la legalità»
La Puglia, sottolinea il governatore Michele Emiliano, «è una delle Regioni italiane che investono maggiormente nelle politiche per la legalità» e con il nuovo bando «i Comuni avranno l’occasione per trasformare i beni confiscati alla criminalità organizzata in luoghi di lavoro, inclusione e solidarietà, facendo rivivere il senso più profondo della nostra Costituzione».
Per l’assessora Matrangola «il riutilizzo dei beni confiscati alle mafie è uno strumento di riscatto sociale tra i più potenti del nostro ordinamento giuridico perché, restituendo alla comunità i beni sottratti alla criminalità, riafferma il primato del bene comune sugli interessi illeciti».
Il coordinatore regionale di Libera don Angelo Cassano sottolinea che «dall’entrata in vigore della legge sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata, Libera dà il suo contributo nella costruzione di percorsi di progettazione partecipata utili a trasformare quei beni in risorse per la collettività. Il nuovo avviso pubblico della Regione Puglia prosegue l’esperienza importante che caratterizza il territorio regionale con un’attenzione particolare alla dimensione inclusiva degli interventi, che dovranno guardare alle fasce più fragili, al disagio giovanile e all’accoglienza delle persone migranti».
I beni confiscati in Puglia
In Puglia sono 1.532 i beni confiscati alla mafia che attendono di essere destinati a usi sociali. A questi si aggiungono i 1.015 di competenza statale.
Nello specifico sono 495 i beni ricadenti nella provincia di Bari, 451 nella provincia di Brindisi, 260 in quella di Lecce, 205 in quella di Taranto, 65 nella provincia di Foggia e 54 nella Bat.
I progetti che potranno essere realizzati
I progetti che saranno finanziati potranno riguardare attività finalizzate alla produzione di beni o all’erogazione di servizi, senza scopo di lucro, in favore delle fasce marginali della popolazione (servizi di co-housing per anziani e giovani, inclusione immigrati, disabili, donne e minori vittime di violenza, servizi di supporto alla genitorialità, mediazione familiare, sportelli di ascolto, gruppi di auto mutuo aiuto); attività legate a orti urbani, collettivi, didattici o socio-terapeutici; progetti pilota per percorsi di vita indipendente rivolti a persone con diverse abilità (ideazione e realizzazione di strumenti di domotica tecnologicamente avanzati per l’autonomia delle persone con gravi disabilità); progetti pilota rivolti a soggetti vulnerabili (donne vittime di violenza, minori non accompagnati, ex detenuti, migranti); cittadinanza sociale (attivazione della cittadinanza attiva, centri di aggregazione sociale, attività sportive, culturali e ricreative, formazione civica); spazi aperti urbani inclusivi (teatri all’aperto, spazi di condivisione, spazi per la socialità, campi da gioco); attività di co-working solidale per nuove esperienze autonome e produttive di lavoro.