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Liste d’attesa, in Puglia non bastano i soldi a Irccs e cliniche private per abbatterle

Le liste d’attesa continuano a rappresentare il tallone d’Achille della sanità pugliese. Ieri, in terza Commissione, sono stati auditi i rappresentati della Cisl, Enzo Lezzi e Giuseppe Boccuzzi, che hanno ricordato l’accordo sottoscritto con la Regione Puglia a maggio 2023 che prevedeva un confronto e un percorso di concertazione tra le stesse organizzazioni confederali e…
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Le liste d’attesa continuano a rappresentare il tallone d’Achille della sanità pugliese. Ieri, in terza Commissione, sono stati auditi i rappresentati della Cisl, Enzo Lezzi e Giuseppe Boccuzzi, che hanno ricordato l’accordo sottoscritto con la Regione Puglia a maggio 2023 che prevedeva un confronto e un percorso di concertazione tra le stesse organizzazioni confederali e i direttori generali delle Asl che portasse al miglioramento dell’offerta sanitaria e soprattutto l’abbattimento delle liste d’attesa. Il documento è rimasto lettera morta con un solo accordo sottoscritto nell’Asl della Bat dov’è emerso che, per soddisfare le prestazioni inevase, servirebbero 18 milioni di euro aggiuntivi. Ma anche quando vengono stanziati somme ingenti i risultati sono deludenti.

Il bilancio

Negli ultimi due anni la Regione Puglia ha investito ben 30 milioni distribuendoli fra Ircss e cliniche private per recuperare diagnosi, esami e interventi chirurgici. «Ma i risultati sono a dir poco modesti», ha riferito il segretario Lezzi. Le prestazioni brevi hanno registrato un aumento del 3%, dal 26% di mancate risposte al 23, così come per le prestazioni meno urgenti sono passate dal 30 al 33%. Il dirigente del Dipartimento Salute, Mauro Nicastro, ha spiegato che la Regione Puglia sta sostenendo un enorme sforzo per reperire altre risorse, per esempio innalzare fino a 50 milioni il contributo per le liste d’attesa o attraverso un aumento del capitolo dal fondo sanitario nazionale.

I piani delle Asl

Nel frattempo ha assicurato che tutte le Asl hanno prodotto i piani di abbattimento richiesti e sono aumentate le prestazioni aggiuntive del personale sanitario con un aumento dei compensi di circa 15 milioni di euro nel 2024. Pannicelli caldi se si considerano i tempi lumaca presenti in ogni azienda sanitaria. Da qui l’appello della Cisl ad applicare la legge che impone nel caso in cui la prestazione non venga soddisfatta nei tempi indicati nell’impegnativa dal medico curante di accedere a spesa delle Asl alle visite in intramoenia o presso strutture private accreditate.

Il commento

Duro il commento del capogruppo di Azione Ruggero Mennea: «Siamo di fronte ad una vera emergenza – ha osservato – Si deve prendere atto che il modello di sanità non funziona, siamo alla istigazione alla non cura, alla povertà sanitaria. La politica si deve fare carico della domanda pressante dei cittadini e dare risposte. Il presidente Vizzino si attivi per promuovere un atto consiliare che ponga il tema al centro dell’azione politica regionale, facendo perno sulla leva della riduzione degli sprechi e sull’impiego delle risorse risparmiate per l’abbattimento delle liste d’attesa».

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