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Liste d’attesa per i bambini, il dottor Nigri: «Anni per visite cardiologiche» – L’INTERVISTA

«La vera emergenza in Puglia è legata alla neuropsichiatria infantile. Centinaia di bambini, dopo la diagnosi, non hanno accesso alle cure e vengono abbandonati a se stessi». Non ha dubbi nell’individuare il principale punto di criticità della sanità regionale, Luigi Nigri, vicepresidente nazionale della FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri).

Si parla tanto di liste d’attesa. C’è un problema anche per i bambini?

«I problemi ci sono anche per i bambini. Basti pensare che servono anni per una visita cardiologica e 6-7 mesi per un esame semplice e comune come una polisonnografia. Tuttavia devo dire che noi pediatri siamo formati per risolvere buona parte dei casi clinici, anche più complessi, nei nostri ambulatori».

Qual è la maggiore emergenza?

«Sicuramente la neuropsichiatria infantile. Una volta diagnosticati disturbi vari (spettro autistico, apprendimento, ADHD, problemi di linguaggio e comunicazione) questi bambini dovrebbero essere affidati a strutture di tipo riabilitati».

Invece cosa accade?

«Che devono aspettare anni. Non ci sono centri in grado di prenderli in carico. Qualcuno si rivolge ai privati che costano tanto e non hanno sempre un’organizzazione di livello. La cosa grave è che queste patologie, se trattate in tempo, raggiungono ormai buoni livelli di guarigione. Invece purtroppo questo non accade».

Che cosa potrebbe fare il prossimo presidente della Regione?

«Prima di tutto, scegliere un assessore alla Sanità che sia un medico. Poi, ascoltare le nostre richieste prima di legiferare. Io che sono il responsabile regionale, vengo spesso coinvolto in decisioni già prese. Fondamentale, poi, nel mio settore è l’accorpamento dei vari reparti di Neonatologia e Pediatria. Ce ne sono alcuni superaffollati e altri con pochi pazienti. E’ uno spreco di denaro e non solo. Capisco che è impopolare dal punto di vista del consenso politico, ma un reparto con meno di mille parti l’anno dovrebbe essere chiuso.

Ci sono anche problemi di organici?

«In Puglia ci sono 400 pediatri e mi sembra un numero adeguato. Il problema è la burocrazia: la macchina amministrativa della Regione è lentissima. Se un pediatra va in pensione ci vogliono mesi per sostituirlo».

Crede che possano essere una soluzione le case di salute di comunità?

«Per la pediatria, relativamente. In questo settore vanno messi in rete i vari professionisti. Serve una presa in carico multispecialistica del paziente. E’ vero però che in Puglia dal 2017 sono attivi gli SCAP. Questo servizio di consulenza pediatrica ambulatoriale fornisce assistenza ai bambini, in particolare per i casi di triage al Pronto soccorso, anche il sabato e la domenica. Si tratta certamente di un servizio fondamentale che altre regioni non hanno».

A livello di patologie, ci sono problematiche emergenti?

«Quest’anno è tornato il Covid. Buona parte dei bambini non vaccinati o che non lo avevano avuto, si stanno ammalando, anche se con sintomi leggeri e poco preoccupanti. L’emergenza resta sempre la classica influenza anche se, potendo vaccinare direttamente nei nostri studi, abbiamo raggiunto una copertura vaccinale del 30 per cento che ci fa ben sperare».

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