«Questa norma è innanzitutto in contrasto con la Costituzione. L’articolo 51 sancisce la piena libertà di accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza». Parla chiaro il sindaco di Bari Vito Leccese che oggi sarà in Consiglio regionale insieme ai suoi colleghi amministratori per protestare contro la norma, inserita nella legge di bilancio, che impone le dimissioni ai sindaci sei mesi prima, in caso di candidatura alle regionali.
Oggi sarà alla guida del flash-mob dei sindaci in Consiglio regionale per protesta contro la norma che obbliga i primi cittadini a dimettersi sei mesi prima in caso di candidatura. Perché avete optato per questa clamorosa forma di protesta?
«Innanzitutto è una norma in contrasto con la Costituzione. L’articolo 51 sancisce, infatti, la piena libertà di accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza e sulla base dei soli requisiti di legge. Un contrasto che rimane evidente anche se prendiamo in considerazione la giurisprudenza costituzionale che, in tema di cause ostative alle cariche elettive, ha sempre individuato l’eleggibilità come regola e l’ineleggibilità come eccezione, riconducendo il diritto di elettorato passivo alla sfera dei diritti costituzionalmente inviolabili. Non si capisce per quale motivo, limitare questo diritto per i sindaci».
La norma è stata ribattezzata “anti-Decaro”. Sposare la causa è il suo modo per sostenere il suo predecessore, la cui candidatura in Regione appare scontata ai più?
«La norma è anti-sindaci. Chi l’ha ribattezzata “anti-Decaro” ha certamente sovrapposto il grande lavoro da sindaco di Antonio Decaro e le sue battaglie in rappresentanza dei sindaci italiani quando è stato presidente dell’Anci. Questa iniziativa riguarda i sindaci, non i candidati presidenti».
Se Decaro sarà il candidato governatore del centrosinistra, trova giusto che lasci il suo posto da europarlamentare dopo un solo anno?
«Antonio Decaro è impegnato quasi quotidianamente in Europa. Quando e se deciderà di candidarsi ad altre cariche lo deciderà con i cittadini con cui mi sembra abbia dimostrato di avere uno straordinario rapporto».
In vista del ritorno alle urne quali sono secondo lei le priorità che la Regione dovrà affrontare subito dopo?
«Non sta certamente a me stabilire le priorità di un altro ente. Dal lato dei Comuni certamente la Regione è un interlocutore fondamentale per pianificare lo sviluppo delle comunità pugliesi. Oggi tutti dobbiamo concentrarci sulla messa in sicurezza del nostro territorio, dal dissesto idrogeologico alle grandi emergenze ambientali come la resilienza idrica. E poi chiederemo di affrontare il tema rifiuti, in tutta la sua complessità sia sul piano ambientale sia per quanto riguarda i costi economici. In particolare, questi ultimi impattano sulla Tari su cui i sindaci ci mettono la faccia, questo pur non governando le dinamiche del piano».
C’è qualcosa che non ha funzionato nella precedente amministrazione?
«Nessuno ha la bacchetta magica per risolvere tutti i problemi. Questa amministrazione regionale può certamente vantare un lavoro straordinario sulla crescita economica e sociale del territorio con livelli di occupazione che al Sud non si erano mai visti. Proprio di qualche giorno fa sono gli ultimi dati dell’Istat che riconoscono alla Regione Puglia 1 milione e 304mila occupati, il numero più alto di lavoratori dal 2018. Con un tasso di occupazione del 51,2% e il tasso di disoccupazione che scende, per la prima volta nella storia economica pugliese, al 9,3%. Tra l’altro non posso non sottolineare il dato di Bari con 122mila occupati e un tasso di occupazione che sale al 59,7%, 10 punti in più rispetto al 2018. Questi non sono risultati raggiunti per caso ma frutto di un lavoro sinergico che la Regione Puglia ha saputo fare con i territori e le imprese».
Una delle questioni che tiene banco ormai dalle elezioni comunali di Bari è il ruolo del campo largo. Per il capoluogo c’è stato qualche “cedimento” al primo turno, poi superato. In Regione può funzionare? E se si quale deve essere il suo perimetro?
«Io ho cercato ostinatamente di tenere in vita le ragioni dello stare insieme mettendo da parte asperità e lacerazioni del primo turno elettorale. L’ho fatto anche in Città metropolitana dove la maggioranza di governo tiene conto dell’ampiezza e della ricchezza della compagine del campo progressista e delle esperienze civiche. Il civismo è un pezzo importante della coalizione pugliese e barese. È stato fatto un lavoro in questi anni che ha raccolto tante esperienze positive e prodotto risultati meritevoli su tanti territori pugliesi con amministrazioni che funzionano e che svolgono un lavoro egregio per le loro comunità. Come ho sempre detto, il problema non è il civismo ma il cinismo di chi cambia casacca a seconda che si vinca o si perda».
Parlando invece del capoluogo, si è ancora in attesa delle decisioni della Prefettura in merito alle partecipate. A che punto siamo?
«Noi siamo tranquilli. Credo le decisioni che dovevano essere assunte sono state prese e mi sembra di poter dire che il Comune di Bari possa continuare a lavorare come abbiamo fatto in questi mesi. Ricordo che già dalle prime settimane di mandato abbiamo messo in campo provvedimenti importanti che avevano proprio lo scopo di rafforzare la filiera dei controlli e della trasparenza sia nei procedimenti amministrativi sia nelle aziende partecipate. Per la prima volta abbiamo nominato una Commissione consiliare dedicata proprio alla legalità».