Si riaccendono le polemiche sulla copia della statua di Sant’Oronzo. Il Codacons diffida il Comune e chiede un accesso agli atti per fare luce sull’iter che ha portato alla nascita della copia della statua. L’associazione di difesa dei cittadini ha anche deciso di interpellare l’autorità anticorruzione (Anac) affinché monitori la questione e i suoi sviluppi. Il Codacons chiede chiarezza sull’affidamento dell’incarico di realizzazione e sui costi sostenuti.
La realizzazione
La statua, alta più di cinque metri e pesante oltre 1300 chili, è stata issata sulla colonna romana di piazza Sant’Oronzo il 13 aprile. L’opera è stata realizzata dalla Fonderia Nolana Del Giudice ed è costata 200mila euro raccolti con il contributo di cittadini, imprenditori e della Banca Popolare Pugliese attraverso lo strumento dell’Art Bonus. Secondo l’associazione di difesa dei consumatori cinque anni di lavoro sono stati troppi per una copia eccessivamente costosa e neanche fedele all’originale. Le presunte difformità Codacons aveva da subito evidenziato che il posizionamento della mano destra e delle famose tre dita benedicenti è difforme rispetto all’originale. L’associazione, come spiega nella lettera di diffida, ha chiesto trasparenza per tutelare anche e soprattutto i donatori che hanno contribuito economicamente alla realizzazione della copia del Santo.
Guerra di pareri
Nell’atto di diffida il Codacons ha citato anche il parere del professore Vittorio Sgarbi. «Sant’Oronzo è una brutta riproduzione di un’originale che è stato ricoverato e che aspettava una copia delle stesse dimensioni, fatta in una tecnica così precisa da renderla indistinguibile dall’originale come accade in molti luoghi. Viceversa, questo non è accaduto. La riproduzione è più piccola di un metro. È giusto che si riporti la scultura alle sue dimensioni originali, è giusto che chi ha tentato una scorciatoia ripari all’errore che ha fatto. Le nano-tecniche e le nano-tecnologie potevano consentire con il 3D una copia pressoché perfetta», aveva commentato il critico d’arte. Sulla querelle era intervenuto il professor Raffaele Casciaro, ordinario di Museologia e Storia della Critica d’Arte e del Restauro all’Università del Salento, che ha condotto un lavoro di ricerca e studio sulla tecnica e sui materiali . «Il volto del nuovo Sant’Oronzo è semplicemente più liscio e compatto, anche perché invece di essere fatto di tante piastre “cucite”, è ottenuto in un unico getto di bronzo. Le differenze, anche per il diverso effetto della luce, non potevano non esserci. Ma, al di là di questo, si tratta di un’opera del nostro tempo, che non può risultare identica ad una di quasi 300 anni fa. La nuova statua è un omaggio rispettoso a quella antica, la sostituisce ricordandola fedelmente ma non fa finta di essere l’originale», sottolinea Casciaro.