Le trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici sono a un punto morto, «perché Federmeccanica e Assistal hanno abbandonato il tavolo. Veniamo da otto ore di mobilitazione in tutta Italia e se Federmeccanica, Assistal e le imprese non riaprono la trattativa saremo costretti a mettere in campo ulteriori iniziative di sciopero». Non usa mezzi termini Michele De Palma, segretario generale della Fiom Cgil nazionale che ieri, a Bari, ha preso parte all’assemblea generale della divisione pugliese del sindacato. Il vertice è servito a fare il punto sulle trattative per il rinnovo del Ccnl, dopo una prima ondata di scioperi. «C’è bisogno di fare sistema e scegliere di rompere il tavolo negoziale sul salario, sulle condizioni di lavoro, sull’orario di lavoro, sulla garanzia degli appalti – ha spiegato De Palma – I metalmeccanici, invece, hanno la responsabilità di riaprire la piattaforma per il rinnovo del contratto».
Il territorio
In assemblea, la sigla ha discusso delle numerose vertenze in Puglia, con un focus particolare sull’ex Ilva. «In Puglia ci sono troppe vertenze. Bisognerebbe che con la Regione e con il governo certe situazioni vengano chiuse. E per poterlo fare, c’è bisogno di investimenti sia del sistema industriale sia pubblici – ha aggiunto ancora De Palma -Il 5 febbraio saremo a Bruxelles a manifestare davanti alla sede della Commissione europea perché chiediamo un piano straordinario all’Europa su settori principali come siderurgia, automotive, sistema industriale». Per poi aggiungere: «Non si può andare avanti con le dichiarazioni sui giornali senza risolvere mai un problema. Abbiamo bisogno di garantire al sistema industriale una prospettiva futura anche per la Puglia: senza lavoro non c’è transizione industriale».
Il siderurgico
Rispondendo ai giornalisti sul futuro dell’ex Ilva, De Palma ha commentato la situazione attuale dello stabilimento. «Non conosciamo le offerte. Io penso che il Governo italiano e il Paese, non possano permettersi di privatizzare un’azienda strategica perché vanno date garanzie sia dal punto di vista industriale sia ambientale. Non può lo Stato metterci soldi e poi dopo far governare gli altri». Per il segretario sarebbe “inaccettabile” la vendita-spezzatino del siderurgico «per una ragione puramente industriale: non si può produrre acciaio e poi dopo, nella parte di valorizzazione economica ovvero nella trasformazione, cedere stabilimenti che producono valore aggiunto. Abbiamo bisogno di mantenere la produzione di acciaio e allo stesso tempo mettere a breakeven di equilibrio l’azienda. Va rilanciata la garantendo ambiente, salute, sicurezza e lavoro».