Non parla, ha lo sguardo perso nel vuoto, vaga senza meta e dorme per strada. Quella di Ahmed (nome di fantasia) è l’ennesima storia di un “invisibile”.
Uno dei tanti che, inosservato, cerca di sopravvivere nelle nostre strade facendone la sua dimora. La sua è il quartiere Casale dov’è stato “adottato” dagli abitanti del rione.
La sua storia
A nessuno degli abitanti del Casale è ben chiaro da dove Ahmed provenga, né come sia finito a Brindisi. Ciò che si sa o che si riesce ad intuire è che ha circa una trentina di anni ed è nordafricano. Già qualche anno fa comparve per le strade del Casale da un giorno all’altro, per dileguarsi senza lasciare traccia di sé e poi tornare in zona qualche mese fa.
Le sue condizioni
Ahmed non parla e quando lo fa farfuglia parole incomprensibili, anche per chi parla le lingue arabe. La sua “casa” è la zona della chiesa “Ave Maris Stella”, dove bazzica costantemente. Indossa ormai da mesi una tuta pesante, nonostante il caldo asfissiante dell’estate pugliese. Spesso è possibile notarlo seduto sugli scalini dell’ufficio postale che si trova lì vicino, fermo. A volte posiziona per terra il cibo che gli viene donato e non ha nulla da utilizzare per poterlo progettere dagli insetti o anche solo dalla polvere. Dorme sotto il porticato della chiesa e per materasso usa un cartone; per fortuna, d’inverno qualcuno gli offre una coperta per scaldarsi.. «È evidente – dice un anziano residente della zona – che non sta bene. Non è in grado di badare a sé stesso. Provo tanta, tantissima pena per lui. Nessuno dovrebbe vivere nelle sue condizioni».
Lo sconforto del quartiere
Sin da subito gli abitanti del quartiere hanno cercato di aiutare Ahmed al meglio delle loro possibilità. C’è chi gli dona qualche moneta, chi gli compra direttamente da mangiare e chi gli ha donato vestiti e coperte. «Ho provato a parlarci – rivela un parrocchiano – ma farfuglia. È un bravo ragazzo, tant’è vero che nessuno qui ha paura di lui, ma va aiutato. Abbiamo cercato di aiutarlo in ogni modo». Gli abitanti del quartiere, infatti, riferiscono di aver «chiamato più volte i vigli urbani» che, a quanto pare, non sarebbero mai intervenuti. Intanto, Ahmed continua a sopravvivere grazie al buon cuore degli abitanti di un quartiere. «Non dovremmo essere noi – aggiunge il parrocchiano – ad aiutarlo. È possibile che nessuno possa fare nulla per quest’uomo? Dov’è finito il rispetto per la dignità delle persone?».