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Puglia verso un nuovo piano regionale delle coste: semplificazione delle procedure per i Comuni

È stata presentata al partenariato una bozza di riforma del piano regionale delle coste pugliesi, con l'obiettivo primario di snellire le procedure burocratiche che a oggi ostacolano i comuni costieri nella redazione dei propri piani comunali. Attualmente, solo 8 dei 69 comuni con affaccio sul mare in Puglia si sono dotati di questo strumento di…
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È stata presentata al partenariato una bozza di riforma del piano regionale delle coste pugliesi, con l’obiettivo primario di snellire le procedure burocratiche che a oggi ostacolano i comuni costieri nella redazione dei propri piani comunali.

Attualmente, solo 8 dei 69 comuni con affaccio sul mare in Puglia si sono dotati di questo strumento di pianificazione.

«Dopo mesi di confronto con gli operatori del settore e i tecnici, ho presentato una proposta di legge che intende riformare l’attuale impianto normativo regionale sulla costa, o meglio, sul demanio marittimo, per superare le diverse problematiche esistenti nella nostra regione», sottolinea il consigliere regionale delegato all’Urbanistica, Stefano Lacatena. «Siamo riusciti a centrare l’obiettivo di una revisione normativa che semplifichi le procedure del Piano regionale e consenta ai Comuni di adottare rapidamente strumenti di gestione del demanio marittimo agili ed efficaci», aggiunge.

La necessità di un aggiornamento della pianificazione costiera regionale, che integrerà la legge regionale 17 e il piano vigente, è dettata anche dalla scadenza del 30 giugno 2027 fissata dalla normativa nazionale per l’avvio delle procedure di affidamento delle concessioni demaniali.

La futura legge regionale definirà i principi generali e le finalità, mentre un apposito regolamento conterrà le norme dettagliate per la pianificazione a livello comunale.

Tra le principali novità introdotte dalla bozza, spicca l’eliminazione della categoria “spiaggia libera con servizi” nella pianificazione del territorio costiero. Secondo il consigliere Lacatena, questa misura mira a «evitare problemi che hanno portato alla creazione di veri e propri stabilimenti in evidente elusione di legge». Viene inoltre sancita la distinzione tra spiagge libere e spiagge date in concessione nella misura del 50% per ciascuna categoria. I comuni avranno il compito di individuare le aree da destinare ad attività turistico-ricreative diverse dalla balneazione, nonché quelle riservate a parcheggi e servizi igienici.

Un’ulteriore semplificazione riguarda l’eliminazione della classificazione dei diversi livelli di criticità all’erosione e sensibilità ambientale: le relative valutazioni saranno ora demandate ai singoli Comuni.
Tuttavia, nei tratti costieri a elevata criticità, qualora il piano comunale preveda l’utilizzo per stabilimenti balneari, sarà necessario un monitoraggio costante per verificare l’evoluzione del fenomeno erosivo.

Viene meno anche la verifica di compatibilità da parte della Regione sulle decisioni adottate dai Comuni in materia di pianificazione costiera.

Per i Comuni che hanno già avviato i propri piani comunali, è previsto un periodo transitorio di 12 mesi per poterli concludere secondo le normative precedenti. Fino all’approvazione dei nuovi piani comunali, sarà vietato il rilascio di nuove concessioni demaniali, ad eccezione di quelle di breve e brevissima durata.

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