«Un atto di indirizzo interno, con valenza politica ed etica che non è, comunque, privo di significato, ma rappresenta un forte segnale di dissenso e di attenzione verso una tragedia umanitaria». Ugo Villani, professore emerito di Diritto internazionale, mette un punto fermo nella questione. La decisione del governatore pugliese Michele Emiliano, di interrompere i rapporti con il Governo Netanyahu, ha sollevato numerosi interrogativi sul piano giuridico e istituzionale.
Se da una parte, infatti, ha destato clamore, dall’altra rischia di creare confusione suscitando perplessità e preoccupazioni per i possibili effetti interpretativi e applicativi al di fuori delle competenze proprie della Regione. Un’iniziativa, insomma, che, pur muovendosi entro i confini dell’amministrazione regionale, potrebbe essere fraintesa come un atto di politica estera, generando ambiguità e reazioni a livello diplomatico.
Professore, partiamo innanzitutto dal contenuto: a chi è rivolta e che natura ha questa indicazione?
«Credo che l’invito del presidente Emiliano sia rivolto chiaramente alla macchina amministrativa regionale: dirigenti, dipendenti, agenzie e società partecipate della Regione Puglia. In altre parole, non si rivolge esplicitamente ai cittadini pugliesi né ai soggetti privati. Mi pare, dunque, configurarsi come un atto interno che esaurisce i suoi effetti nell’ambito dell’amministrazione regionale».
E invece, per i soggetti esterni alla Regione, come ad esempio imprese o associazioni culturali?
«Ritengo che la Regione non abbia potere di imporre restrizioni a soggetti terzi. Per cui, gli imprenditori, gli enti culturali – pubblici o privati che siano – non dovrebbero essere coinvolti da questo atto. L’iniziativa ha sicuramente un forte valore simbolico, politico e morale. Serve, infatti, a lanciare un messaggio, a manifestare una presa di posizione etica contro ciò che viene qualificato come un atto gravissimo: l’ipotesi di genocidio in corso a Gaza».
Quindi, concretamente, che cosa comporta questo atto del governatore Emiliano?
«Penso che comporti, almeno nell’intenzione, che gli enti regionali pugliesi interrompano eventuali rapporti di cooperazione – scientifica, culturale o amministrativa – con lo Stato di Israele o con enti riconducibili direttamente al suo Governo. Nessuna Regione può autonomamente modificare i rapporti internazionali dell’Italia. Del resto, è importante sottolineare che la politica estera, ovviamente, rientra fra le prerogative del Governo nazionale».