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La Puglia che diversifica salva dalla scure dei dazi: è la regione più resiliente al Sud

In un momento in cui le tensioni commerciali internazionali rischiano di mettere in difficoltà l’export italiano, la Puglia si distingue come una delle regioni più resilienti del Paese. Lo studio Secondo uno studio della Cgia di Mestre, infatti, in caso di una nuova ondata di dazi da parte degli Stati Uniti, dopo quelli già imposti…
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In un momento in cui le tensioni commerciali internazionali rischiano di mettere in difficoltà l’export italiano, la Puglia si distingue come una delle regioni più resilienti del Paese.

Lo studio

Secondo uno studio della Cgia di Mestre, infatti, in caso di una nuova ondata di dazi da parte degli Stati Uniti, dopo quelli già imposti su acciaio, alluminio, autoveicoli e componentistica, la regione potrebbe reggere meglio l’urto rispetto a molte altre aree del Mezzogiorno e non solo. Il motivo è racchiuso in un numero: 49,8%. È l’indice di diversificazione dei prodotti esportati all’estero dalla Puglia, un valore che la colloca al terzo posto a livello nazionale tra le regioni meno esposte ai rischi di un’estensione delle barriere commerciali. Meglio solo Lombardia (43%) e Veneto (46,8%). «Tra le realtà territoriali del Mezzogiorno, solo la Puglia presenta un livello di diversificazione elevato», sottolinea la Cgia.

Il tessuto

In un contesto in cui Sardegna (95,6%), Molise (86,9%) e Sicilia (85%) dipendono in maniera preponderante da pochi settori, la Puglia mostra un tessuto produttivo più articolato. Il dato è ancora più rilevante se si considera che, secondo le stime dell’Ufficio studi della Cgia, «l’impatto economico sulle esportazioni italiane potrebbe aggirarsi attorno ai 35 miliardi euro all’anno», dopo la recente introduzione da parte dell’Amministrazione Trump di una tariffa doganale del 30%.

I settori più colpiti

Sono quelli ad alta incidenza sull’export italiano verso gli Usa. Nello specifico, si tratta di medicinali, preparati farmaceutici, autoveicoli, navi e imbarcazioni, macchinari, bevande, prodotti della raffinazione del petrolio, abbigliamento, gioielleria e mobili. In questi comparti, la Puglia riesce a mantenere una certa varietà, riducendo così la vulnerabilità. Nonostante il mercato statunitense rappresenti il secondo partner commerciale per l’Italia, con un valore annuale dell’export pari a 64,7 miliardi di euro, la quota di vendite verso gli Usa incide solo per il 5,5% sul fatturato complessivo delle imprese italiane. Questo, unito a un margine operativo lordo medio del 10%, consente una certa flessibilità.

La prudenza

Tuttavia, il rischio che le nuove politiche protezionistiche possano provocare effetti a catena su scala globale non è da sottovalutare. Basti pensare che una forte svalutazione del dollaro o misure di ritorsione da parte di altri Paesi potrebbero innescare una caduta della domanda mondiale, impattando anche sui mercati finanziari. Nel quadro generale, il Sud Italia appare più fragile rispetto al Nord. In questo scenario, tuttavia, la Puglia emerge come un esempio positivo. La sua economia, fondata su una pluralità di comparti, dall’agroalimentare al tessile, dalla meccanica al calzaturiero, rappresenta un modello di equilibrio in un contesto globale instabile.

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