La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità dell’articolo 219 della legge regionale pugliese numero 42 del 2024, che aveva innovato la disciplina dell’ineleggibilità di sindaci e consiglieri regionali. La decisione della Consulta, depositata oggi 25 luglio, riporta la situazione alla normativa precedente: i sindaci che intendono candidarsi alle elezioni regionali dovranno dimettersi soltanto 30 giorni prima della data del voto, anziché i sei mesi imposti dalla norma ora abrogata.
Il ricorso era stato presentato dal Governo, che aveva rilevato l’irragionevolezza del termine di sei mesi introdotto dal Consiglio regionale pugliese, pari a cinque mesi prima del deposito delle liste. La Giunta regionale, peraltro, aveva deciso di non costituirsi davanti alla Consulta, di fatto avallando l’impugnazione.
«Norma irragionevole e sproporzionata»
La Corte ha ritenuto che la disposizione, soprannominata “anti-sindaci”, fosse «irragionevole e sproporzionata», e lesiva del diritto di elettorato passivo, in violazione degli articoli 3 e 51 della Costituzione. La sproporzione, secondo la Consulta, derivava dalla notevole anticipazione del termine rispetto alla presentazione delle candidature, a differenza di altre normative regionali più contenute. Inoltre, la norma si applicava indistintamente a tutti i sindaci, mentre altre leggi regionali limitano l’ineleggibilità solo ai primi cittadini di Comuni con popolazione superiore a determinate soglie.
La sentenza è stata accolta con grande favore dai sindaci pugliesi. Il sindaco di Bari, Vito Leccese, tra i più strenui oppositori della norma, ha dichiarato: «Giù le mani dai sindaci. Sventato tentativo di farci fuori». Leccese si era fatto promotore di numerose iniziative contro la disposizione, incluse una lettera del presidente dell’ANCI, Gaetano Manfredi, al ministro Roberto Calderoli per accelerare il ricorso, e una protesta di sindaci bipartisan nell’atrio del Consiglio regionale.
Anche l’europarlamentare Antonio Decaro, ex sindaco di Bari ed ex presidente dell’ANCI, ha commentato con soddisfazione: «La decisione della Corte costituzionale ha messo finalmente fine ad una brutta pagina politica ma soprattutto a un vero e proprio abuso di potere nei confronti dei sindaci pugliesi e del loro diritto di partecipare alle prossime elezioni regionali senza sacrificare il proprio lavoro». Decaro ha criticato il «tentativo di questi mesi di impedire l’esercizio democratico attraverso ostruzionismo e stratagemmi, che poco hanno a che fare con le istituzioni e molto invece con la conservazione del proprio destino personale».
Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha chiuso la vicenda con un lapidario «Tutto è bene quel che finisce bene», esprimendo soddisfazione per la dichiarazione di incostituzionalità di una legge «inopinatamente votata in consiglio regionale da una maggioranza trasversale, che aveva reso ingiustamente difficoltosa la candidatura dei sindaci pugliesi». Emiliano ha confermato di non aver costituito la Regione nel giudizio proprio perché «condivideva l’impugnazione del Governo».