In un solo anno, tra Puglia e Basilicata, sono stati recuperati 3.713 beni culturali che erano a rischio di «definitiva dispersione sul territorio nazionale e internazionale».
È il bilancio dell’attività, relativa al 2024, svolta dai carabinieri del Nucleo tutela del Patrimonio culturale di Bari, che hanno competenza su Puglia e Basilicata.
Sono state complessivamente 24 le perquisizioni domiciliari e locali effettuate durante le quali sono stati recuperati 427 beni archivistici e librari (tra documenti storico e manoscritti), 3.286 reperti archeologici tra ceramiche, vasellame e monete, e 22 opere d’arte false dal valore complessivo di 2,8 milioni di euro.
Le indagini sugli scavi clandestini hanno permesso il deferimento di 35 persone ma soprattutto, anche attraverso il monitoraggio delle piattaforme e-commerce, il recupero di 415 reperti risalenti al periodo tra il II e il IV secolo a.C., «illecitamente detenuti ed esposti in abitazioni private di stimati professionisti».
Rispetto al 2023, sono aumentate le persone denunciate per furto di beni culturali (da 27 a 34), per scavo clandestino (da 21 a 35), per illecita esportazione (da 17 a 38), per reati paesaggistici (da 46 a 65), per associazione a delinquere (da 2 a 30), per ricettazione (da 51 a 108) e danneggiamento (da 8 a 40).
Complessivamente, le persone denunciate sono aumentate da 95 a 157, mentre sono diminuiti i furti di beni culturali (da 15 a 6). Nel 2024 sono anche state denunciate 54 persone per le violazioni sulle norme relative alla tutela del paesaggio, e sono stati sequestrati strutture e immobili a uso residenziale realizzati in aree vincolate, in assenza o in difformità dai titoli urbanistici e paesaggistici, «deturpanti il contesto tutelato di riferimento», alle isole Tremiti e a Trani.