In Puglia 74 incidenti mortali sul lavoro nel 2022: -23% rispetto al 2021. Calano anche gli infortuni

Settantaquattro denunce di infortuni sul lavoro in Puglia nel 2022. In diminuzione del 22,92% rispetto all’anno precedente. Nove casi hanno riguardato le donne (più 28,57%), 65 gli uomini (meno 26,97%).

La provincia più esposta è stata Foggia con 25 casi, seguita da Bari (20), Taranto (12), Lecce (9), Barletta-Andria-Trani (5) e Brindisi (3).

È quanto emerge dallo studio “Il fenomeno infortunistico e tecnopatico in Puglia” effettuato da Inail e diffuso in occasione del Forum della prevenzione organizzato a Bari.

I settori più colpiti sono stati la gestione dell’agricoltura (15 incidenti mortali nel 2022), e poi costruzioni (9), trasporti e logistica (8), ristorazione e sanità (2). Quanto alle denunce per infortuni non mortali, nel 2022 sono state 29.401, il dato è in discesa rispetto al periodo pre Covid (2019), quando il totale era stato di oltre 30mila.

In questo caso la maggior parte delle denunce riguarda uomini (18.737 nel 2022), mentre quelle legate all’occupazione femminile sono 10.664, il 27,62% in più rispetto al 2021.

Dallo studio emerge che la provincia con più casi è quella di Bari (10.770 denunce nel 2022), seguita da Lecce (4.938), Foggia (4.336), Taranto (3.948), Brindisi (3.095) e Barletta-Andria-Trani (2.314). I settori più esposti sono agricoltura (550 denunce nel 2022, il più 144,44% rispetto all’anno prima), trasporti e logistica (2.958, più 108,31%), alloggio e ristorazione (1.108, più 94,39%), costruzioni (1.703, più 40,40%). Calano invece i casi nella gestione dell’agricoltura (2.082, meno 6,56%) e nella sanità (2.492, meno 0,60%).

Quanto, infine, alle denunce per malattie professionali, in Puglia sono state 4.817 nel 2022, le città che registrano il maggior incremento sono Lecce (più 23,35%) e Taranto (più 15,42%).

I dati, ha spiegato il direttore generale dell’Inail, Andrea Tardiola, possono essere «solo stimati» perché «il tasso infortunistico regionalizzato in settori come l’edilizia è più alto al Centro-Nord rispetto al Sud». Questo a causa del lavoro nero che «espone di più i lavoratori al rischio di infortuni» e questi sono dati che non appaiono nei numeri ufficiali.

«Questo significa che al Sud c’è una maggiore diffusione di lavoro informale che nasconde molti infortuni – ha aggiunto – e che i casi, soprattutto quelli non mortali, sono sottostimati».

Tardiola ha inoltre chiarito che «il lavoro precario e quello meno strutturato, anche se formale, comporta comunque maggiori rischi a causa del minore investimento sulla formazione».

Tardiola ha sottolineato che «sono anche significativi gli incidenti, anche gravi, in itinere. Sono legati al mondo dei trasporti o alla necessità di spostarsi da casa ai luoghi di lavoro». Per Tardiola il dato più drammatico riguarda però l’edilizia: «Il numero è costante da sempre – ha denunciato -. Cadere dall’alto o rimanere schiacciati da un peso è una dinamica che accadeva cento anni fa, rispetto alla quale questo Paese ha sviluppato qualsiasi tipo di dispositivo di protezione e di sicurezza. Questo – ha chiarito – vuol dire che occorre operare con iniziative di educazione, in favore di aziende e lavoratori, per spingere ad adottare questi dispositivi di protezione». Tardiola invita a «evitare comportamenti scorretti a causa dei quali si presume che la grande esperienza maturata in tanti anni di lavoro sia un fattore di protezione».

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