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Imprese, manca manodopera. Cgil Puglia: «Colpa di sfruttamento e bassi salari»

«Ci risiamo, si avvicina l'estate e ricominciano le denunce degli imprenditori circa la difficoltà di reperire manodopera nel settore del turismo e dei servizi connessi piuttosto che in agricoltura, con tanto di titoli di giornali e attacchi della politica a una misura come il reddito di cittadinanza causa di tutti i mali. Lasciateci dire che…
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«Ci risiamo, si avvicina l’estate e ricominciano le denunce degli imprenditori circa la difficoltà di reperire manodopera nel settore del turismo e dei servizi connessi piuttosto che in agricoltura, con tanto di titoli di giornali e attacchi della politica a una misura come il reddito di cittadinanza causa di tutti i mali. Lasciateci dire che si tratta di un accanimento quasi patologico nei confronti dei poveri. La colpa, lo dicono i numeri, è in primis di sfruttamento, sommerso e bassi salari». Così il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo.

«Quel che avviene nel settore agroalimentare – evidenzia – è sotto gli occhi di tutti. Caporalato, cottimo, sfruttamento, lavoro nero, lavoratori stranieri costretti a ricoveri di fortuna che mettono a rischio salute e sicurezza. Non c’è poi alcun riconoscimento professionale: dei 437mila rapporti di lavoro attivati tra agricoltura, silvicoltura e pesca in Puglia nel 2021, 348mila hanno avuto durata inferiore ai 30 giorni, e oltre 402mila sono stati inquadrati come operai non specializzati. Come può essere attrattivo un comparto così caratterizzato per i giovani ad esempio?».

«Se guardiamo al turismo invece – prosegue il sindacalista – parliamo di un settore che presenta percentuali di irregolarità in materia contrattuale e previdenziale nel 60-70 per cento delle imprese ispezionate. Un comparto fondamentale per la nostra economia che a fronte di 52mila imprese della filiera occupa meno di 150mila lavoratori, una media di 3 per ogni attività. Quanto è credibile questo dato?». Quanto al precariato, «nel 2021 i contratti di lavoro attivati nei settori alberghi e ristoranti sono stati 1562.306 e di questi il 95 per cento era a termine, stagionale. E dei 140mila rapporti cessati lo scorso anno ben 64mila ha avuto durata inferiore ai 30 giorni».

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