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Il settore agroalimentare pugliese minacciato dai dazi Usa: sos a Governo e Regione

La Puglia si trova ad affrontare una doppia emergenza economica che mette a dura prova soprattutto il settore agroalimentare. Da un lato, i dazi da parte degli Stati Uniti sulle esportazioni rischiano di colpire pesantemente le imprese della regione, dall’altro, la crisi della cerealicoltura regionale sta portando a un drammatico calo delle quotazioni del grano…
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La Puglia si trova ad affrontare una doppia emergenza economica che mette a dura prova soprattutto il settore agroalimentare. Da un lato, i dazi da parte degli Stati Uniti sulle esportazioni rischiano di colpire pesantemente le imprese della regione, dall’altro, la crisi della cerealicoltura regionale sta portando a un drammatico calo delle quotazioni del grano duro, minacciando la sopravvivenza di numerose aziende. Secondo Coldiretti Puglia, l’introduzione dei dazi mette in crisi un comparto che vale oltre un miliardo di euro in esportazioni verso gli Stati Uniti.

Tra i prodotti più colpiti ci sono l’olio extravergine d’oliva e il vino, in particolare il Primitivo di Manduria. A questo si aggiunge la concorrenza sleale dell’italian sounding, un fenomeno che negli Usa sottrae miliardi all’economia italiana con prodotti che imitano quelli autentici senza avere alcun legame con l’Italia, che potrebbe intensificarsi ulteriormente. Stando ai dati di Coldiretti, già oggi, il 26% delle irregolarità nei mercati internazionali riguarda l’olio pugliese, mentre il Primitivo di Manduria rappresenta un altro prodotto spesso falsificato.

Oltre alla minaccia economica, le aziende pugliesi devono affrontare l’aumento dei costi di stoccaggio, aggravato dalla deperibilità di molti prodotti.

L’allarme

Il timore è che, senza mercati di sbocco alternativi, l’eccesso di offerta possa causare un drastico deprezzamento della produzione, danneggiando i produttori locali e mettendo a rischio posti di lavoro nel settore. Parallelamente, la cerealicoltura pugliese è in ginocchio. Gennaro Sicolo, vicepresidente nazionale della Cia Agricoltori Italiani e presidente di Cia Puglia, denuncia un nuovo crollo delle quotazioni del grano duro nelle Borse Merci di Bari e Foggia, evidenziando come i costi di produzione stiano continuando a salire, mentre i prezzi del grano non garantiscono più una redditività sufficiente ai produttori. I cambiamenti climatici hanno reso più frequenti eventi calamitosi, aumentando il rischio d’impresa per gli agricoltori. Anche le polizze assicurative per la protezione dalle calamità naturali sono diventate più onerose, aggiungendo ulteriori costi per le aziende.

Ma la crisi della cerealicoltura pugliese è aggravata anche dalle massicce importazioni di grano dall’estero, che stanno mettendo fuori mercato il prodotto locale. La Cia Agricoltori Italiani avverte, insomma, che si rischia una vera e propria “desertificazione economica” del comparto agricolo. A causa degli squilibri nella filiera e dell’aumento dei costi, molte aziende stanno infatti progressivamente abbandonando la coltivazione del grano, riducendo le superfici coltivate e lasciando spazio a una dipendenza sempre maggiore dall’importazione.

La soluzione

Per fronteggiare questa emergenza, la Cia Puglia chiede l’attivazione del Registro Telematico del Grano e il sostegno al progetto “Granaio Italia” per garantire maggiore trasparenza nella filiera. E poi, l’invito ai consumatori a privilegiare prodotti realizzati con grano 100% italiano per supportare l’economia locale e «contrastare le speculazioni delle grandi lobby – fanno sapere dalla confederazione – che favoriscono le importazioni a scapito dei produttori nazionali».

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