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Il monito di Satriano: «La politica torni credibile. Basta silenzio, ora un patto antidroga»

Monsignor Giuseppe Satriano indica le questioni da affrontare prioritariamente nel corso dell’anno che sta per cominciare
Giuseppe Satriano

Strategie per affrontare problemi come tossicodipendenza, criminalità giovanile, emergenza abitativa e invecchiamento della popolazione. Ma soprattutto un impegno per restituire credibilità alla classe politica travolta da inchieste giudiziarie e scandali. Monsignor Giuseppe Satriano, arcivescovo di Bari e presidente della Conferenza episcopale pugliese, indica le questioni da affrontare prioritariamente nel corso dell’anno che sta per cominciare.


Eccellenza, tra omicidi e aggressioni il 2024 si è concluso con una evidente escalation di violenza spesso legata allo spaccio di droga. Come vanno affrontati certi problemi?
«I recenti episodi di violenza nella città di Bari e soprattutto gli omicidi di Corato, Sannicandro e Lecce hanno messo in evidenza come i clan del barese hanno messo radici nella provincia e oltre. Tutto questo è legato il più delle volte al traffico di droga che coinvolge oggi tanti giovanissimi. C’è un silenzio sulle droghe eppure gli effetti sono sotto i nostri occhi. Un giro di affari e quantità di denaro che viene investito in attività economiche e investimenti nel settore turistico. Ma non bastano le reazioni emotive. Dobbiamo muoverci e provare a fare uno sforzo comune per leggere il nuovo contesto che abbiamo dinanzi. Le droghe sono diventate accessibili (pensiamo al crack) e gli effetti sono più devastanti. Non possiamo derubricare, come si sta cercando di fare, la tossicodipendenza a una pura patologia: questo porterà a una sempre maggiore deresponsabilizzazione dell’individuo e della società. Le istituzioni, le scuole, le realtà associative, le parrocchie, i servizi sono chiamati a mettere al centro i temi generativi attraverso un’alleanza educativa e culturale che deve dare speranza concreta ai nostri giovani. Abbiamo bisogno di nuove competenze, di risorse che vadano finalizzate a percorsi precisi e condivisi dal basso, da chi opera concretamente. In ordine a questo tema e al tema della criminalità minorile, che sempre più prende piede, risulta necessario pensare ad un patto socio-educativo per il nostro territorio».


Il 2024 è stato anche l’anno delle inchieste che hanno gettato pesanti ombre sulla politica. Come si restituisce credibilità alla classe dirigente?
«La questione morale è più che mai attuale e si intreccia strettamente con il senso di sfiducia diffusa nei confronti della politica. In un contesto segnato da scandali, conflitti di interesse e una percezione di distacco tra cittadini e istituzioni, è evidente che il problema della credibilità della politica non è stato risolto. Tuttavia la crisi della politica è la crisi della polis, della città intesa come comunità unita attorno agli stessi valori, e rivolta verso un orizzonte comune. Senza valori restiamo disorientati, i nostri progetti hanno il fiato corto e il massimo traguardo a cui possiamo tendere è quello della sopravvivenza individuale. Vivendo di espedienti, nel carpe diem continuo, la politica fatta di ideali, sogni, visioni, progetti di futuro, lentamente muore. Nello spazio pubblico, quando la buona politica viene meno, subentrano altri attori che, in modo più o meno occulto, gestiscono le nostre vite secondo altri interessi, soprattutto economici. Restituire credibilità alla politica significa ridare slancio alla vera libertà del vivere civile. Questo richiede un impegno corale che coinvolga le istituzioni, i cittadini e il mondo dell’informazione. Solo un ritorno all’etica, alla trasparenza e a un dialogo autentico con la società può rendere la politica nuovamente uno strumento al servizio di tutti, capace di rispondere alle sfide del presente con giustizia e lungimiranza».


Passiamo all’economia. I dati sono anche incoraggianti, ma persistono grandi sacche di disagio sociale e povertà: che cosa bisogna fare su questo fronte?
«La persistenza di ampie sacche di disagio sociale e povertà richiede un’attenzione urgente, interventi decisi e una distribuzione equa delle risorse che si ricavano dalla crescita economica, pena un aumento delle disuguaglianze e del rischio di lasciare indietro i più vulnerabili. È necessario agire sul piano dell’inclusione sociale, del welfare, del lavoro, e delle politiche in favore delle famiglie, soprattutto per quanto concerne la questione abitativa. Un grande tema da affrontare è l’invecchiamento della popolazione. In merito a questo, non sembra esserci un piano d’azione per poter invertire la tendenza in tempi relativamente brevi. Altra questione urgente è la possibilità di creare percorsi di formazione dei lavoratori, sapendo suscitare opportunità lavorative stabili e ben remunerate, fin dai primi anni di impiego. La diffusione incontrollata dei B&B e di un turismo non ben regolamentato sta ponendo con sempre maggiore forza il problema della casa, che è un diritto fondamentale. Anche qui c’è da lavorare per sviluppare programmi di edilizia residenziale pubblica e politiche di affitto accessibile. Il problema della povertà è un problema sistemico e complesso che richiede un approccio integrato e multidimensionale per innestare percorsi virtuosi. Quello di far fronte alla povertà assoluta in aumento è un imperativo morale e sociale che richiede l’impegno e il sacrificio di tutti».


Il 2025 sarà l’anno del Giubileo: quale dovrà essere il lascito di questo grande evento religioso?
«Il Giubileo ordinario è un anno di grazia particolare che non vogliamo ci trovi indifferenti, ma disponibili e aperti alla speranza. Per noi non si tratta di un valore astratto, né di un ideale, ma di una persona, Gesù Cristo, il cui amore per ogni donna e uomo è più forte anche della morte. Guardarci l’un l’altro non più sotto la lente del sospetto, della paura, dell’indifferenza, ma con gli occhi aperti della speranza, con lo sguardo stesso di Dio, vuol dire restituire dignità all’altro, qualunque sia il suo passato. Vogliamo fare nostro l’impegno per la pace sociale e desideriamo che le nostre comunità ecclesiali siano oasi di amore e di fraternità. Le Chiese di Puglia vogliono vivere questo anno santo innanzitutto in piena comunione con la Chiesa universale e con il Santo Padre Francesco, facendo risuonare con determinazione tutti i suoi appelli alla pace, all’inclusione e all’accoglienza. Mentre le porte sante giubilari sono state aperte dal papa nelle basiliche romane e, in modo molto significativo, nel carcere di Rebibbia, ogni diocesi ha predisposto cammini e iniziative particolari per riaccendere la speranza nel cuore di ciascuno. A Bari abbiamo deciso di valorizzare il già preziosissimo lavoro pastorale dei santuari del nostro territorio, invitando tutti a visitarli come autentici pellegrini di speranza. Percorsi tematici appositamente pensati, mediati dall’accompagnamento di sacerdoti e religiosi, aiutano i fedeli ad approcciarsi al tema della speranza, nel concreto della propria vita. L’eredità che mi aspetto da questo anno giubilare è che al centro della vita di ciascuno torni a esserci Cristo, nostra Speranza, e che tutte le porte della nostra esistenza, iniziando dalle porte delle case e delle chiese, siano porte sante affinché la vita di tutti profumi di vangelo e risplenda di santità».


Che cosa si augura per Bari e per tutta la Puglia in vista del 2025?
«Tutto il bene possibile. Ovvero la capacità di ciascuno di prendere consapevolezza della propria unicità, complementarietà e possibilità di contribuire alla crescita morale e sociale di questo territorio, antico e portatore di valori significativi per l’umanità. Viviamo in una terra benedetta, ma spesso lo dimentichiamo. Siamo un popolo che ha dimostrato capacità di riscatto e crescita, dobbiamo continuare su questa strada, lasciando cadere ed emarginando ciò che avvelena il nostro tessuto sociale più autentico. La sfida ci viene rilanciata in questo primo giorno dell’anno. Coraggio, ce la possiamo fare! Auguri a tutti e viva la Puglia! Viva Bari!».

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