Il gioco che contraddistingue queste elezioni sembra essere quello di «rubamazzo». Si, che lo ricordate. Si giocava con i nonni per intrattenerli. E se la fortuna ti aiutava, potevi “rubare” l’intero monte delle carte napoletane al nonno che se la prendeva a morte.
È quello che succede per queste Regionali. Solo che non si tratta di un gioco. Piuttosto di un gioco al massacro nel quale – nel caso del centrosinistra – il candidato governatore, iscritto al Pd, sfila due esponenti di peso del suo stesso partito nella Bat e le fa transitare nella sua lista per rafforzare il consenso personale e far scattare magari un seggio in più fra i fedelissimi. Le due vengono espulse.
Il candidato governatore non si può, ma lo meriterebbe. Perché? Perché il consenso personale deve prevalere su quello di partito e quello di Decaro su quello di Emiliano. Stessa cosa nel centrodestra. Qui non si ruba, si lascia appiedati. Come nel caso di una candidata, mollata a sede elettorale aperta. Anche qui per equilibri di potere interni allo stesso partito.
Non sbagliava chi diceva che i partiti sono ormai solo dei contenitori elettorali. Tutto quello che c’era dentro un tempo non esiste più. Per questo l’elettorato, che lo ha ben compreso, diserta le urne.










