Negli ultimi mesi, la Puglia ha visto crescere un fenomeno preoccupante: quello dei padri separati che scivolano sotto la soglia di povertà. Le province di Taranto, Foggia e Barletta-Andria-Trani sono tra le più colpite. Stando agli ultimi dati elaborati dalle associazioni che aiutano i padri separati, nella regione il trend sarebbe in aumento del 15% rispetto al 2024. Due su cinque non riescono ad arrivare a fine mese e, in molti casi, si rivolgono alle associazioni di volontariato per i pasti o per i beni di prima necessità.
Gli altri problemi
Ma non si tratta solo di questo. Frequentemente, infatti, l’abitazione familiare viene assegnata alla madre affidataria dei figli, lasciando questi uomini nella necessità di trovare una nuova sistemazione, spesso con costi elevati. Alcuni di loro sono persino costretti a dormire in auto. La mancanza di supporti specifici contribuisce a peggiorare la situazione. I padri separati pugliesi che si trovano in condizioni di povertà appartengono a diverse fasce d’età, ma una prevalenza si riscontra tra i 35 e i 50 anni.
Le cause
Le cause della loro precarietà economica sono molteplici. Dopo la separazione, molti sono tenuti a versare assegni di mantenimento per i figli e, in alcuni casi, per l’ex coniuge. Questo impegno finanziario, unito alla necessità di trovare una nuova abitazione, può rapidamente erodere le risorse economiche disponibili. Inoltre, nella maggior parte dei casi, questi uomini preferiscono anche allontanarsi dalla propria città e questo complica ulteriormente le cose, anche sul fronte del sostegno familiare. A ciò si aggiunge la crisi economica che ha colpito duramente il mercato del lavoro in Puglia, rendendo più complicato per molti padri separati mantenere un’occupazione stabile e adeguatamente remunerata.
I conti
Le associazioni segnalano che, frequentemente, gli assegni di mantenimento imposti dai tribunali risultano superiori alle reali possibilità economiche dell’uomo, senza alcuna possibilità di detrazione fiscale. Per esempio, chi percepisce uno stipendio netto di 1.500 euro al mese può trovarsi a dover versare tra i 500 e i 800 euro. Con la somma restante, deve riuscire a far fronte alle spese per le bollette e le necessità quotidiane, senza contare i costi aggiuntivi legati al tempo da trascorrere con i propri figli. Nel 92% dei casi di separazione è l’uomo a dover corrispondere un assegno di mantenimento.
Il fenomeno dei padri separati in difficoltà economica, tuttavia, non è circoscritto alla Puglia, ma interessa l’intero Mezzogiorno. In Basilicata, ad esempio, si stima che vi siano circa 10.000 padri separati, molti dei quali vivono in condizioni di estrema precarietà. Dati particolarmente allarmanti anche in considerazione del fatto che, secondo le associazioni, spesso questi uomini preferiscono non chiedere aiuto. E così, le stime ufficiali rischiano di essere anche al di sotto della portata reale di un problema, spesso trascurato, ma che rappresenta una sfida significativa per le istituzioni e la società civile.