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I dazi ora minacciano l’automotive: in Puglia a rischio un settore da 11 milioni

L’introduzione dei nuovi dazi sulle automobili potrebbe causare seri problemi al settore in Puglia, con conseguenze pesanti per l’intero indotto. A partire da aprile, i veicoli e i loro componenti saranno colpiti da una tariffa del 25%, mettendo a rischio un giro d’affari superiore a 11 milioni di euro per la regione. Secondo Davide Stasi,…

L’introduzione dei nuovi dazi sulle automobili potrebbe causare seri problemi al settore in Puglia, con conseguenze pesanti per l’intero indotto. A partire da aprile, i veicoli e i loro componenti saranno colpiti da una tariffa del 25%, mettendo a rischio un giro d’affari superiore a 11 milioni di euro per la regione. Secondo Davide Stasi, responsabile dell’Osservatorio economico Aforisma e cultore della materia in Economia politica all’Unisalento, lo scenario che si prospetta è allarmante: «Si prevede un effetto a catena lungo tutta la filiera».

La prospettiva

I numeri parlano chiaro. Il valore complessivo del comparto in Puglia ammonta a 11.252.788 euro, suddiviso tra autoveicoli (117.825 euro), carrozzerie, rimorchi e semirimorchi (206.581 euro), parti e accessori per autoveicoli e motori (8.778.188 euro) e altri mezzi di trasporto (2.150.194 euro). L’impatto dei dazi su questi settori potrebbe ridurre drasticamente la quantità di merci esportate negli Stati Uniti, uno dei mercati di riferimento per molte aziende italiane. «Con l’introduzione di nuovi dazi – spiega Stasi – il destinatario della merce dovrà pagare di più, rendendo l’acquisto meno conveniente. Questo potrebbe portare a una riduzione delle quantità acquistate o addirittura alla cessazione delle importazioni da parte degli USA. Il risultato sarebbe un calo delle esportazioni per la Puglia e una contrazione del mercato».

Le conseguenze

Le ripercussioni potrebbero non limitarsi solo al breve termine. Se le imprese esportatrici più grandi, in grado di internazionalizzarsi, decidessero di trasferire parte della produzione direttamente negli Stati Uniti per bypassare i dazi, l’economia pugliese subirebbe una perdita strutturale di capacità produttiva. Questo scenario sarebbe particolarmente critico per le aziende più piccole e meno attrezzate per affrontare un simile cambiamento. Ma il problema non riguarda soltanto le imprese direttamente coinvolte nell’export verso gli USA.

«Il primo effetto collaterale – sottolinea Stasi – è la distorsione dei flussi commerciali: il mercato americano diventerebbe off-limits e le esportazioni dovrebbero cercare nuove destinazioni, con costi e difficoltà aggiuntive». Un altro effetto si manifesterebbe attraverso le catene globali del valore: se un’azienda vende meno negli Stati Uniti, riduce a sua volta gli acquisti da fornitori locali ed esteri, creando un effetto domino su tutta la filiera produttiva.

La situazione, insomma, potrebbe degenerare in una spirale difficile da spezzare. L’aumento dei costi dovuto ai dazi sarà trasferito sugli acquirenti finali, che potrebbero dover affrontare prezzi più alti, tagli ai margini di profitto e una riduzione della produzione. Questo abbasserebbe la competitività delle aziende italiane sui mercati internazionali, penalizzando ulteriormente le esportazioni.

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