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Gruppo Facebook “Mia moglie”, la polvere nascosta sotto il tappeto: dalla Puglia nessuno denuncia

Tanta indignazione e tanto rumore ha suscitato l’esplosione del caso mediatico del gruppo Facebook “Mia Moglie”, contenitore social nel quale fidanzati, compagni e mariti di tutta Italia condividevano con altri pari foto di partner, ignare del fatto che altri uomini potessero fantasticare sul loro corpo e commentare le foto senza filtri, alla mercé di tutti.…
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Tanta indignazione e tanto rumore ha suscitato l’esplosione del caso mediatico del gruppo Facebook “Mia Moglie”, contenitore social nel quale fidanzati, compagni e mariti di tutta Italia condividevano con altri pari foto di partner, ignare del fatto che altri uomini potessero fantasticare sul loro corpo e commentare le foto senza filtri, alla mercé di tutti. Dopo le iniziali dichiarazioni in tv e radio e colonne su giornali sul caso dell’estate, “L’Edicola” aveva provato la presenza di donne pugliesi i cui scatti erano presenti nel gruppo social, ma nessuna denuncia è giunta alla Polizia Postale.

La situazione

A confermarlo è stata una fonte interna, la quale ancora una volta ha ribadito la portata dell’inchiesta a cui si stanno dedicando diverse Procure in tutta Italia. «Purtroppo non possiamo fornire dettagli perché le indagini sono tuttora in corso, ma a noi non sono giunte segnalazioni – spiegano – inoltre il quadro giuridico è piuttosto complesso perché bisognerebbe analizzare i singoli casi prima di poter capire quali reati si configurano». «In realtà – spiegano ancora da Polizia Postale – non stupisce che nessuno abbia denunciato: le donne ritratte nelle foto potrebbero essere rimaste tranquillamente all’oscuro di tutto».

L’iniziativa nazionale

Grande risonanza ha avuto il caso nelle aule del Parlamento: Angelo Bonelli, deputato Vas e Fiorella Zabatta, co-portavoce di Europa Verde hanno chiesto al Governo di agire subito contro la proliferazione di spazi online che diffondono immagini intime senza consenso, proponendo un pacchetto di misure precise per stroncare il fenomeno. Cinque i punti messi sul tavolo: una procedura d’urgenza nazionale che permetta la chiusura immediata di canali e gruppi che condividono contenuti illeciti; l’obbligo per le piattaforme social di cancellare le immagini segnalate entro poche ore. Il ban (divieto) definitivo per gli amministratori recidivi; la conservazione delle prove digitali, necessaria per permettere alle autorità giudiziarie di individuare e perseguire i responsabili; e un fondo e una struttura di supporto psicologico e legale, che possano aiutare le donne a denunciare e ad affrontare il trauma subito.

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