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Attualità Puglia

Giustizia pugliese e i motivi dei ritardi: la lentezza che pesa sui processi

Secondo l’ultimo monitoraggio del ministero della Giustizia di ottobre 2025, la giustizia civile e penale a livello nazionale mostra un lieve miglioramento: le pendenze totali nel settore penale sono diminuite nel 2024 del 5,9% e nel primo semestre del 2025 di un ulteriore 3,2%. Tuttavia, sul civile, dopo anni di riduzione, il 2024 ha segnato un aumento delle pendenze del 6,1%, segno che il rallentamento resta una realtà concreta. Ad aggravare il quadro, la durata media dei processi civili resta troppo elevata: secondo gli ultimi studi, un processo giunto fino al terzo grado impiega mediamente 5 anni e 10 mesi (circa 2.150 giorni), contro gli oltre 8 anni di inizio decennio.

Nonostante questa riduzione, rilevata anche a livello nazionale, la durata rimane significativamente superiore a quella di altri Paesi europei. Anche per i procedimenti penali, benché si registri una riduzione del 29% dei tempi, secondo quanto dichiarato dal viceministro Francesco Paolo Sisto, le attese restano spesso superiori ai mille giorni. La riforma avviata, con la digitalizzazione dei processi, l’introduzione di mediazione e forme alternative di risoluzione, ha contribuito a qualche miglioramento, ma la riduzione del 20% sul civile e del 29% sul penale risulta ancora insufficiente rispetto agli obiettivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Il collasso

Nel 2023 il TAR Puglia ha registrato 1.463 ricorsi presentati, a cui si sono aggiunti 371 domande aggiuntive e 47 incidentali, per un totale di 1.881 fascicoli. Dei 1.420 ricorsi decisi, però, le pendenze finali sono salite a 2.701 (+1,6% rispetto all’anno precedente). All’inizio del 2025, la situazione purtroppo non migliora: il TAR continua ad accumulare contenziosi, soprattutto nel settore ambientale, urbanistico e sanitario, con un conseguente allungamento dei tempi di definizione. Anche se nel 2024 il TAR ha deciso 1.417 ricorsi su 1.587 presentati, di cui 394 definiti nello stesso anno di deposito, e ha emesso 572 provvedimenti cautelari e 938 sentenze di merito, con i giudici che in media hanno prodotto 178 provvedimenti ciascuno, la mole delle richieste e la complessità dei fascicoli restano significative.

Secondo la relazione, i processi con rito ordinario si chiudono mediamente in un anno e mezzo, mentre quelli con riti speciali o di urgenza (appalti, edilizia ecc.) possono essere decisi in pochi mesi o entro circa 3 mesi, un dato migliore rispetto alla media nazionale di 5 mesi. Tuttavia la crescita costante dei ricorsi, specie in settori strategici come urbanistica e sanità, rende evidente che anche la giustizia amministrativa in Puglia fatica a sostenere la domanda, con il rischio di un arretrato che continua ad aumentare.

L’impatto

Per cittadini e imprese la lentezza della giustizia ha conseguenze concrete: chi attende una sentenza civile rischia di restare per anni in bilico, senza certezza di diritti, contratti, crediti. Le imprese, già penalizzate da burocrazia e crisi economica, pagano prezzi altissimi in termini di incertezza, indebitamento, perdita di opportunità. La giustizia penale rallentata significa processi diluiti, sospesi, a volte sentenze tardive, con effetti negativi anche sulla credibilità del sistema di tutela della legalità. La giustizia amministrativa, con ritardi nelle decisioni su sanità, urbanistica, appalti, rallenta progetti, blocca opere, alimenta contenziosi: un costo non solo economico, ma anche sociale. In definitiva, la lentezza finisce per erodere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e pone un freno alla coesione sociale e allo sviluppo economico.

Le novità

Digitalizzazione, mediazione obbligatoria o facoltativa, introduzione di strumenti alternativi, non bastano: i dati del ministero mostrano che la riduzione della durata dei processi è ancora modesta, e le pendenze restano elevate. In Puglia, l’aumento della domanda di giustizia, sia civile sia amministrativa, insieme alla scarsità di risorse e personale, mette sotto sforzo i tribunali: anche quando il sistema produce, la quantità di fascicoli da trattare rischia di sopraffare la capacità di risposta. Inoltre, come ammettono gli stessi operatori (magistrati, avvocati, funzionari), la semplice riduzione dei tempi non basta: serve un ripensamento complessivo della giustizia, con più magistrati, maggiore efficienza organizzativa, e strumenti di prevenzione dei contenziosi.

Una giustizia in bilico

I numeri più recenti mostrano qualche segnale di miglioramento: riduzione dei tempi medi, calo di parte delle pendenze, semplificazioni grazie alla digitalizzazione. Ma per la Puglia, come per gran parte del Sud, la strada è ancora lunga. Fino a quando i tempi resteranno nell’ordine di anni, per poter ottenere una decisione, sia in sede civile, penale, amministrativa, molti rischi resteranno sul tavolo: incertezze, contenziosi infiniti, sfiducia nelle istituzioni. I magistrati auspicano un impegno concreto: più risorse, più personale, più efficientamento, riforme strutturali che non si limitino a misure tampone. Solo così la giustizia potrà tornare ad essere un bene concreto per cittadini e imprese.

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