«Ogni volta che lo guardo mi ricordo che posso farcela». Anna Maria, 55 anni, originaria della Bat, conserva ancora l’ultimo «gratta e vinci» acquistato in Francia, dove ha vissuto per oltre vent’anni. È il suo amuleto e, insieme, il simbolo della battaglia che sta combattendo contro la ludopatia. «Avevo perso il controllo, ogni euro diventava un’occasione per giocare – racconta – ho iniziato online, poi con le lotterie, le scommesse, fino a quando mi sono trovata sola e senza più fiducia in me stessa». Adesso, Anna Maria è tornata in Puglia e si sta facendo aiutare da un centro specializzato. «Voglio dirlo a chi è nel vortice – sottolinea – si può uscire, ma serve chiedere aiuto. Il silenzio è l’alleato più pericoloso del gioco».
La Puglia che gioca (troppo)
La testimonianza di Anna Maria si inserisce in un quadro inquietante che riguarda l’intera Puglia. Secondo il «Rapporto Gioco d’Azzardo 2025 – Non così piccoli. La diffusione dell’azzardo online nei piccoli comuni italiani», pubblicato da Federconsumatori, Cgil e Fondazione Isscon, la regione è tra le più esposte del Mezzogiorno, con una raccolta media pro capite di 2.775 euro nei comuni sotto i 10.000 abitanti, ben al di sopra della media nazionale di 2.162 euro. In provincia di Lecce il fenomeno raggiunge picchi da record: a Nociglia si registra un giocato online nel 2024 di oltre 10.000 euro pro capite, cifra che colloca il piccolo comune tra i quattro più colpiti d’Italia, insieme a Lacco Ameno, Capri e Mairano. Il report descrive Nociglia come un caso emblematico. In un solo anno, le giocate sono aumentate del 90%, toccando 15,6 milioni di euro complessivi. Le vincite coprono gran parte della raccolta, ma restano oltre 400mila euro di perdite nette, somme bruciate in slot virtuali, casinò e scommesse sportive. Tuttavia, gli esperti del gruppo di lavoro parlano di «flussi economici improvvisi», difficili da spiegare solo con l’attività dei residenti. «È probabile – si legge nel documento – che parte delle giocate sia legata a supergiocatori o a conti online localizzati nei piccoli comuni». Un fenomeno che, secondo gli autori, potrebbe mascherare anche attività di riciclaggio.
L’isolamento silenzioso
La fotografia tracciata dal rapporto è quella di un Mezzogiorno sempre più vulnerabile, dove la crisi economica e l’isolamento sociale si intrecciano con la promessa illusoria del guadagno facile. In Puglia, spiegano i ricercatori, la raccolta dell’azzardo nei piccoli comuni ha superato i 20 miliardi di euro, con una crescita media del 12% in un solo anno. «Il gioco online non conosce confini né orari – scrivono gli autori – e nelle aree a più alta disoccupazione trova terreno fertile». Tra le province pugliesi, quella di Lecce mostra i dati più allarmanti, ma anche Foggia e Bari registrano aumenti consistenti. In centri come Cellamare, Porto Cesareo, Peschici e Zapponeta le giocate pro capite superano i 5.000 euro l’anno. «La diffusione capillare dell’azzardo digitale – sottolinea il report – rende difficile il controllo sociale: si gioca da casa, dal telefono». E intanto le perdite aumentano, insieme alla solitudine.
Un problema di salute pubblica
Il documento mette in luce come il 61% dell’azzardo nei piccoli comuni italiani sia ormai online, accessibile in ogni momento, senza controllo sociale. Un segnale d’allarme che chiama in causa istituzioni e comunità locali, spesso impreparate ad affrontare l’ondata silenziosa del gioco digitale. Per questo, le associazioni chiedono un bilancio sociale dell’azzardo e maggiori strumenti di prevenzione, soprattutto nei territori più piccoli e fragili. «Inizialmente mi vergognavo a parlarne – confida Anna Maria – pensavo fosse solo colpa mia. Invece, adesso, grazie al supporto medico e della famiglia, ho capito che il gioco è una malattia e si può guarire. Ma bisogna smettere di nascondersi». Il suo biglietto stropicciato, conservato come promemoria, è il segno di una scommessa diversa: quella sulla vita reale, dove l’unica vincita è ricominciare.