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Fuga da Badu e Carru: così il boss Raduano trovò chiavi, ganci e rifugi

Come in una replica di “Fuga da Alcatraz”, e al posto del mare la natura impervia del nuorese, i boschi e le campagne, che un tempo furono copertura per la storica “Anonima Sequestri”. Inizia da qui, da una cantina di un’abitazione di Nuoro, il 24 febbraio 2023, la latitanza di “Pallone”, il boss viestano Marco…
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Come in una replica di “Fuga da Alcatraz”, e al posto del mare la natura impervia del nuorese, i boschi e le campagne, che un tempo furono copertura per la storica “Anonima Sequestri”. Inizia da qui, da una cantina di un’abitazione di Nuoro, il 24 febbraio 2023, la latitanza di “Pallone”, il boss viestano Marco Raduano, oggi collaboratore di giustizia.

La ricostruzione: prima fase

Raduano, spietato nell’uccidere per accreditarsi come “capo”, abile narcotrafficante, capace di intimidire e premiare, come racconta la sua ex moglie agli investigatori quella fuga l’aveva progettata da tempo. Ma non era solo. Perché sapeva di poter contare su quella solida rete di affiliati, che durante la detenzione ne hanno gestito gli affari, ma anche su nuove amicizie con un clan sardo che gli avrebbe fornito sostegno logistico durante la prime fasi.

I personaggi

A cominciare dall’agente della polizia penitenziaria, che gli avrebbe recapitato in cella i criptofonini per organizzarsi e un gancio prelevato dalle officine del carcere che gli ha permesso di superare il muro di cinta, utilizzando per scendere alcune lenzuola annodate. L’uomo è stato arrestato ieri in Sardegna, assieme ad altre 13 persone, residenti nelle province di Nuoro, Sassari e Venezia, ma anche a Bastia e nel foggiano. Secondo quanto ricostruito dallo stesso Raduano, in uno dei tanti interrogatori autoaccusatori, «notando che in una stanza dell’istituto penitenziario, non controllata in alcune ore del giorno, erano appese le chiavi di diverse zone della casa circondariale, tra cui la porta esterna», avrebbe messo a punto il piano.

I mesi in tenda

Giù dal muro di cinta, una volta libero, Raduano però è rimasto solo. Avrebbe dovuto esserci una persona ad attenderlo, ma l’inaspettata presenza delle forze dell’ordine nella zona l’aveva bloccata. E allora, il primo rifugio, grazie sempre alla rete sarda, è una cantina di Nuoro, dove resterà tre giorni. È il 27 febbraio quando lascia il primo rifugio e si avventura a Bitti, dove resta qualche giorno, per poi fermarsi quattro mesi in tenda nelle campagne impervie di Padru, nella Gallura. Qui resta sino a giugno, il tempo per organizzarsi la fuga in Corsica. Dall’isola francese poi passa in Spagna, dove trova il suo braccio destro Gianluigi Troiano.

La fuga di entrambi termina a distanza di ore: il 30 gennaio 2024 i carabinieri del Ros arrestano Troiano, e a nulla serve fuggire in Corsica. Raduano, rintracciato seguendo una donna che lavorava in un ristorante “vicino” al clan viestano, finisce in manette il 1 febbraio 2024. L’arresto, poi la detenzione in regime di 41 bis, lo spettro dell’ergastolo a cui era già stato condannato, lo indurranno alla collaborazione con la giustizia.

Le reazioni

«La straordinaria operazione d’intelligence e di polizia giudiziaria dimostra ancora una volta le straordinarie capacità, l’orgoglio e la forza d’animo di un Corpo di polizia dello Stato che, nonostante la deficienza di risorse umane, finanziarie, tecnologiche e infrastrutturali e qualche disavventura, per altro non a esso imputabile, non abbassa la testa e lotta ogni giorno per l’affermazione della legalità, dentro e fuori le carceri, per la sicurezza delle persone e la difesa delle istituzioni repubblicane». Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria.

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