I Fondi di sviluppo e coesione della Puglia da 6,5 miliardi di euro sono tecnicamente ancora bloccati. È quanto emerso ieri durante la riunione del board management presieduto dal capo di gabinetto del governatore Michele Emiliano. Presenti i dieci direttori di Dipartimento, il direttore generale dell’agenzia Puglia Sviluppo, Antonio De Vito, e di PugliaPromozione, Luca Scandale.
Il blocco
Dopo la delibera di ratifica del patto di coesione pugliese datata 29 aprile, tutto è rimasto fermo. Mancano all’appello lo stanziamento dell’Autorità di Gestione e le variazioni al bilancio dei Dipartimenti dei singoli assessorati per poter utilizzare materialmente le risorse. Sono gli ultimi passaggi tecnici per avviare interventi destinati a cambiare il volto della Puglia nei settori strategici: infrastrutture per acqua, trasporti, sanità, risorse per cultura, il turismo, ambiente, università e inclusione sociale.
Il pressing
Da qui la richiesta al board dei manager regionali di accelerare l’iter per recuperare il mese bruciato inutilmente. Nel giro di un paio di settimane ogni Dipartimento deve trasmettere la documentazione richiesta. Per la prima volta, infatti, i super dirigenti hanno ricevuto dal capo di gabinetto indicazioni precise, veri e propri obiettivi da qui alla fine del mandato. Nell’elenco dei “compiti a casa” c’è anche una scossa sulla spesa europea dei Por e a tutti i finanziamenti pubblici disponibili. Il tutto per mettere al riparo la Puglia da una figuraccia visto che, dopo anni di accuse e rivendicazioni rivolte al governo Meloni per lo stallo sugli Fsc, ora è la Regione a tenersi le risorse nel cassetto.
La querelle
Una beffa dopo una vertenza politico-amministrativa durata circa tre anni con Palazzo Chigi fino all’accordo siglato nell’agorà del consiglio regionale a novembre 2024 alla presenza della premier Meloni. Per poi passare dal ginepraio a cui è stato sottoposto il patto di coesione pugliese approdato prima al Cipess, per lo stanziamento nel bilancio dello Stato, il ritorno del documento sul tavolo del Ministero dell’Economia, il successivo invio alla Corte dei Conti per il visto di regolarità arrivato in tempi record e la ratifica finale in Giunta regionale di fine aprile.
Le prospettive
Adesso si attendono risposte in tempi brevi con l’auspicio di poter sbloccare i 500 progetti previsti dagli Fsc, il grosso dei quali partirà nel 2027 e continuare fino al 2023. In aggiunta la risoluzione della grana legata alle 2546 imprese che attendono, in alcuni casi da fine 2023, degli incentivi dell’accordo di coesione per circa 200 milioni di euro legati ad investimenti già effettuati per oltre un miliardo di euro firmando fideiussioni e prestiti bancari contando su un bando regionale, peraltro scaduto.