Certe firme hanno un significato particolare. Un significato che va oltre l’oggetto del documento al quale sono apposte. E la firma dell’accordo di coesione tra Governo centrale e Puglia è una di quelle. Perché, oltre a sbloccare circa sei miliardi e mezzo destinati alla Regione, segna la pace (stavolta definitiva) tra i due antagonisti della politica pugliese degli ultimi vent’anni.
A metterlo in chiaro ieri, al culmine di una mattinata all’insegna di abbracci e sorrisi, è stato proprio uno dei contendenti. «Sono convinto che abbiamo superato tutte le nostre divisioni», ha evidenziato il presidente pugliese Michele Emiliano nella parte finale del suo discorso. Chi lo conosce giura che quel messaggio era diretto non solo alla premier Giorgia Meloni, ma anche e forse soprattutto al neo-vicepresidente della Commissione europea Raffaele Fitto al quale è stato molto spesso contrapposto.
Le elezioni del 2020
Emiliano e Fitto, d’altra parte, sono stato avversari per lungo tempo. A livello politico, certo, ma anche caratteriale. Il primo esuberante, a volte teatrale, espressione del mondo progressista. Il secondo schivo, misuratissimo al punto da sembrare ingessato, nato democristiano e poi diventato un pilastro del conservatorismo europeo. I beninformati assicurano che i rapporti tra i due sono sempre stati cordiali. Il quadro, però, è cambiato quando, nel 2020, Fitto è stato candidato dal centrodestra alla presidenza della Regione e sul fronte opposto si è trovato proprio Emiliano, reduce dal suo primo mandato alla guida della Puglia. «Quella campagna elettorale non fu indolore – ricorda un esponente politico assai vicino a Emiliano – ma la contrapposizione tra i due è diventata ancora più netta quando Fitto ha aderito a Fratelli d’Italia».
La questione dei fondi
L’ulteriore svolta è arrivata quando nel 2022, da ministro del governo Meloni, Fitto ha cominciato a mettere ordine nelle linee di finanziamento di migliaia di progetti affidati alle Regioni. Col risultato di rendere l’assegnazione dei fondi più farraginosa, secondo alcuni, e più razionale, secondo altri. In quel contesto Emiliano non ha mancato di manifestare il proprio disappunto per i tempi che, nel caso della Puglia, sono stati particolarmente lunghi. Non a caso la Regione è stata l’ultima a firmare l’accordo di coesione con Palazzo Chigi.
«Se i toni dello scontro non si sono alzati eccessivamente, è per due motivi – racconta uno dei fedelissimi di Fitto – Da una parte, per la capacità di Raffaele di non reagire mai alle provocazioni; dall’altra, perché le incongruenze su alcuni progetti presentati dalla Regione hanno consigliato a Emiliano di tenere un profilo più basso soprattutto nell’ultima fase della trattativa».
Fitto in Europa
Lo scenario è mutato negli ultimi mesi. E decisiva è risultata la nomina di Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione europea: una designazione che Emiliano ha sostenuto dal primo momento, anche quando la sinistra italiana e quella europea sembravano voler impallinare il ministro. E quest’ultimo, per parte sua, ha contribuito in modo determinante non solo allo sblocco delle risorse del Fondo di sviluppo e coesione, ma anche all’emendamento al decreto Ambiente che consentirà di salvare l’acqua pubblica in Puglia. «Emiliano ha compreso l’importanza di avere un commissario europeo pugliese e ha saputo guardare oltre gli steccati ideologici – commenta un addetto ai lavori – mentre Fitto si è impegnato a chiudere tutte le “partite aperte” prima di trasferirsi in Europa».
Fatto sta che le contrapposizioni hanno lasciato spazio ad abbracci, sorrisi, pacche sulle spalle e a quella firma che, tra l’altro, è avvenuta nella sede del Consiglio regionale che Fitto immaginò da presidente della Puglia e che oggi è frequentata dal suo ormai ex rivale Emiliano. Insomma, è come se un cerchio si fosse finalmente chiuso. E ora sono tutti contenti: «Adesso – è il pensiero di molti partecipanti alla cerimonia di ieri – abbiamo un governatore forte di sei miliardi e mezzo di risorse e un vicepresidente della Commissione europea destinato a rappresentare le istituzioni ai più alti livelli. Alla fine hanno vinto tutti: Michele, Raffaele e soprattutto la Puglia».