La proposta di legge sul fine vita torna ad agitare la maggioranza del Consiglio regionale di via Gentile. “Colpa” della decisione del governo Meloni di impugnare la normativa approvata dalla Toscana: una scelta, quella di Palazzo Chigi, che in Puglia fa tornare alla carica l’assessore Fabiano Amati, primo firmatario del disegno di legge depositato nell’ormai lontano 2022, e il neo-consigliere dem Sergio Blasi, che minaccia di negare il proprio sostegno a qualsiasi altro provvedimento nel caso in cui il confronto sul fine vita non dovesse essere immediatamente calendarizzato.
Le posizioni
La decisione del governo Meloni, dunque, riaccende i riflettori sul tema del suicidio assistito non solo in Toscana, ma anche in Puglia. Il primo a intervenire è Amati che parla di «Paese bizzarro»: «Succede che sul fine vita una regione, la Toscana, legifera in conformità a una decisione della Corte costituzionale e il Governo nazionale chiede alla stessa Corte costituzionale di dire no a ciò che essa ha deciso». L’assessore regionale, poi, punta il dito contro quelle Regioni che «si astengono dal legiferare, compresa la Puglia, in cui da anni si attende l’esame della proposta Consiglio. Eppure il fatto è molto semplice, anche se si volessero trattare come opinioni le questioni di coscienza». Ancora più categorico è Sergio Blasi, recentemente entrato in Consiglio regionale al posto del compianto Donato Metallo: «Quella proposta da Amati è una legge attinente ai diritti e conforme agli orientamenti politici fondamentali del Pd e della segretaria Elly Schlein, per cui il mancato esame prioritario nel prossimo Consiglio regionale, comporterà il mio rifiuto a sostenere qualsiasi altra proposta – minaccia l’esponente dem – Capisco la libertà di alcuni colleghi di respingerla, ma non posso comprendere la melina, il soprassedere, che limita la libertà di quelli che invece vorrebbero quantomeno esaminarla e ottenere un pronunciamento dell’Aula». Sembra difficile, tuttavia, che una maggioranza così “sfilacciata” come quella attuale, che stenta a trovare l’intesa e i numeri anche sui provvedimenti più significativi, possa raggiungere un accordo sul ddl Amati in tempi così stretti.
La Consulta
Ma che cosa ha riaperto il dibattito sul fine vita in Puglia? Nei giorni scorsi il governo Meloni ha deciso di impugnare la legge della Regione Toscana sul fine vita davanti alla Corte costituzionale. Eppure, nel 2019 e poi ancora nel 2024, la stessa Corte costituzionale aveva di fatto concesso alle Regioni la possibilità di regolare il ricorso al suicidio assistito nei limiti di quanto previsto da quegli stessi pronunciamenti e salvo l’approvazione di una legge statale. Allo stato attuale, nel 2025, della legge statale non c’è traccia e proprio questo ha spinto la Toscana a prendere posizione sul tema. Ma il governo Meloni ha scelto ugualmente di impugnare il testo varato dalla maggioranza del governatore Eugenio Giani e, parallelamente, di riprendere il percorso che dovrebbe portare all’approvazione di una normativa nazionale.