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L’artista tedesco Farner ha scelto la Puglia: «Regalo una nuova vita ai tronchi rinsecchiti dalla Xylella» – L’INTERVISTA

«Il messaggio che vorrei lanciare è di non bruciare il legno colpito dalla Xylella ma di usarlo per realizzare cose artigianali come sedie, lampade, tavoli e così via». L’appello singolare è di Axel Farner, un artista tedesco che vive in Puglia da 2021, insieme alla moglie Maria, una «ingegnera delle stoffe». A lui va il merito di riportare alla vita quel legno destinato al fuoco.

Abbiamo ammirato le sue opere sul palcoscenico del teatro Abeliano di Bari in occasione della rassegna “Felicità Adriatica” e dello spettacolo “Un Pulcinella all’inferno” liberamente ispirato all’opera di Tommaso Fiore, del 1955 “Un cafone all’inferno”; sul palco, a dar voce ai vari personaggi, i burattinai Paolo Comentale e Anna Chiara Castellano Visaggi e il polistrumentista Alessandro Pipino. I protagonisti sono i suoi sette “burattini – sculture” realizzati con il legno dell’albero d’ulivo contagiato dal batterio killer della Xylella. Come le è venuta in mente questa idea?

«Guardando gli alberi intorno alla mia casa, una masseria acquistata nel 2014 e poi ristrutturata, nelle campagne tra Sava e Francavilla Fontana, in terra di Oria. Quando ho scoperto che, tra i vari alberi di frutta, c’erano tanti ulivi secolari malati non mi son dato per vinto. Ho tagliato con le mani i rami di foglie dure e secche, ho pulito, preso sega e scalpello e ho iniziato a lavorare».

Insegnante di arte e geografia, è nato nella Germania del nord, ha vissuto dai 7 ai 12 anni ad Alessandria d’Egitto, quando suo padre insegnava in una scuola tedesca; cosa l’ha affascinato della Puglia?

«Ho viaggiato tanto e ho lavorato anche in Italia, per nove anni, in una scuola europea di Varese per poi sbarcare a Berlino e rimanerci cinque anni. Mi sono innamorato di questa terra del Sud visitandola per una vacanza e son rimasto estasiato dal mare, l’architettura, il cibo, il clima, la gente e le piante. È una regione speciale e io e Maria vorremmo non lasciarla più, anche se dovremo fare delle pause per tornare nel nord Europa, dai nostri quattro figli. Uno di loro vive a Londra».

Torniamo all’oro della Puglia, agli ulivi. È difficile lavorare questo legno?

«Direi di si e ci vuole pazienza. Ha una caratteristica: è forte fuori e morbido e vuoto dentro; non è come la quercia o il tiglio. È un legno vivace, non calmo, con pezzi più scuri e più chiari e questo si evince guardando le sculture. Durante la lavorazione emergono sempre sorprese ed è quindi una lotta creativa tra il legno e l’artista».

Qual è il primo intervento?

«Prima di tutto, vedo cosa c’è al di sotto della corteccia per accertarmi cosa c’è sotto».

E cosa si trova?

«Un mondo di animali: vermi, topi, scorpioni, lucertole, uccelli e poi sabbia. Ribadisco, è un tronco vuoto al suo interno ed è un habitat perfetto per le diverse specie. Oggi, per esempio, ho trovato un serpente».

“Sotto la corteccia” è il titolo di una sua mostra allestita nel Castello Imperiali a Francavilla Fontana, nell’aprile del 2024. Quando l’ultima personale?

«Ad aprile di quest’anno, nello stesso luogo e dal titolo “Italia e il Mediterraneo”, una mostra di disegni, acquerelli e sculture in legno d’ulivo».

Gli attrezzi del suo mestiere son tanti?

«Ho una borsa con una sega e più di 50 scalpelli, di varie forme. Uso oggetti molto affilati e lavoro sempre senza carta vetrata».

Da dove è nata la passione per la lavorazione del legno?

«La mia prima passione è il disegno, la pittura. Ho iniziato con la scultura dopo un “addestramento” per la lavorazione del legno, in Germania. Lì prima si studia e poi è obbligatorio fare pratica in una scuola, per due anni. Sono nel posto giusto, nella terra dell’ulivo, il “marmo della Puglia”».

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