Ancora un regalo di Natale per l’ex Ilva. Sale da 320 a 420 milioni il prestito ponte del governo che ha già avuto semaforo verde dall’Ue nei mesi scorsi. Lo prevede il decreto Milleproroghe, pubblicato in Gazzetta Ufficiale. In manovra, inoltre, il governo Meloni ha confermato il fondo da tre milioni in tre anni a sostegno delle imprese dell’indotto proposto dal senatore Mario Turco (M5s). Il tetto massimo di denaro prestabile ai gestori del siderurgico sale di cento milioni. Un’ulteriore boccata d’ossigeno per l’acciaieria più grande d’Europa, impantanata nelle secche da circa 12 anni, da quando cioè gli impianti finirono sotto sequestro per disastro ambientale.
Semaforo verde dall’Ue
Il prestito ponte serve a garantire liquidità per il pagamento di spese correnti e fornitori in una situazione ancora critica. Il provvedimento era stato approvato il 12 luglio scorso dalla Commissione europea col placet dell’ex commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager. Il prestito dovrà essere restituito a partire dal 2027. Già nei mesi scorsi la gestione corrente del siderurgico è stata garantita con 300 milioni di euro drenati dal fondo destinato alle bonifiche ambientali.
La cessione
Per il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, quelle prestate al siderurgico sono «risorse importanti» per «consentire all’amministrazione straordinaria di proseguire nel ripristino produttivo e nella tutela ambientale degli stabilimenti», mentre «si concludono le procedure per l’assegnazione al nuovo player internazionale che realizzerà gli investimenti nella tecnologia green». L’ex Ilva vale circa 1,8 miliardi di euro. Le offerte vincolanti per l’acquisizione dell’ex Ilva sono attese per il 10 gennaio.
I player in campo
Il governo cerca un acquirente che garantisca decarbonizzazione, tutela dei livelli occupazionali, sostegno alle comunità locali e continuità operativa degli impianti. Dopo la prima fase della procedura di vendita hanno manifestato l’interesse in 15, di cui solo tre per l’intero gruppo: Vulcan Green Steel, Stelco e la società azera Baku Steel Company. Quest’ultima avrebbe chiesto anche la possibilità di insediare una nave rigassificatrice in Mar Grande, dove far confluire il gas per alimentare l’impianto di preridotto di ferro destinato ad alimentare i forni elettrici. Gli altri 12 player sono disponibili ad acquisire singoli asset, ma la cosiddetta vendita-spezzatino non piace né al ministro Urso né ai sindacati metalmeccanici.
I problemi ambientali
«Il ministero dell’Ambiente per Natale ha impacchettato una nuova diffida per “Acciaierie d’Italia” per gli inquinanti», tuona il senatore Turco. «Per Ispra ed Arpa Puglia Taranto supera la soglia di guardia per i “fenoli fatali” ma il governo sembra incurante di questi rilevamenti che segnalano un’incompatibilità palese tra questi cicli produttivi così inquinanti e la salute dei tarantini. Senza uno stop del ciclo integrale a carbone all’ex Ilva la situazione non potrà che peggiorare».