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Ex Ilva, parla Urso: «Ancora in campo 3 big». Turco: «Svendita di Stato»

Giorni intensi per l'ex Ilva, dopo la chiusura dei termini per le offerte di acquisizione. Nonostante da più parti sia indicata come favorita l'offerta degli azeri di Baku Steel, ier il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha precisato che, dopo i rilanci arrivati, «in teoria sono in campo tutte e tre le offerte» che i…
ex ilva taranto

Giorni intensi per l’ex Ilva, dopo la chiusura dei termini per le offerte di acquisizione. Nonostante da più parti sia indicata come favorita l’offerta degli azeri di Baku Steel, ier il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha precisato che, dopo i rilanci arrivati, «in teoria sono in campo tutte e tre le offerte» che i commissari straordinari messi alla guida del siderurgico dal governo sono ora chiamati a valutare.

I parametri principali saranno decarbonizzazione, tenuta dei livelli occupazionali, investimenti tecnologici e finanziari necessari. Per Urso Taranto può «nuovamente essere il più grande impianto siderurgico e il più avanzato sul piano della transizione ambientale della nostra Unione Europea». Gli altri due colossi in campo per l’acquisizione dell’intero compendio sono gli indiani di Jindal e gli americani di Bedrock.

I sindacati

I segretari di Fim Cisl Ferdinando Uliano e Valerio D’Alò chiedono di essere convocati a Palazzo Chigi per aprire il confronto e concretizzare le garanzie occupazionali, gli investimenti per il rilancio e la decarbonizzazione. «Servono – spiegano i sindacalisti – alcuni elementi essenziali perché si arrivi ad un accordo sindacale tra noi e chi subentra.

Deve essere chiaro che si discuterà del gruppo nella sua interezza e che per noi nessun lavoratore, compresi i 1600 di Ilva in As, deve essere lasciato indietro. Sarà fondamentale esaminare il percorso per cui arrivare a una decarbonizzazione nei tempi, nei modi e sugli impatti occupazionali che ci saranno. Il piano industriale e gli investimenti devono prevedere il rilancio di tutti gli impianti e non accetteremo esclusioni di pezzi della filiera.

Non dimentichiamo che nel 2018 fu necessario più di un anno di tempo per realizzare un accordo e
che i tempi fanno parte di un percorso complesso che ponga fine alla vertenza ex Ilva».

Le critiche

Per il vicepresidente del M5s Mario Turco la cessione è «una svendita di Stato in piena regola: si dovrebbe chiudere attorno a un miliardo circa, quando il prezzo minimo di gara era fissato a 1,8 miliardi. In sostanza il governo dei patrioti ha deciso di legarsi mani e piedi a livello strategico ad uno Stato, l’Azerbaijan, profondamente influenzato dalla Russia.

Sembra quasi che Meloni goda negli ultimamente a mettersi in posizioni di totale ricattabilità». Doppio rischi per Taranto, secondo Turco «il gas sarà prodotto da una nave nel porto di Taranto, con rischi ambientali e geopolitici, visto che questa nave getterà l’ancora a pochi metri dalla base Nato». Ed anche per l’associazione Genitori tarantini, l’unica soluzione è chiudere l’acciaieria.

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