Chiuse le indagini sulla presunta evasione fiscale commessa utilizzando un software parallelo per la gestione della contabilità di alcuni studi odontoiatrici di Puglia e Basilicata. L’ammontare dell’evasione sarebbe di circa 6 milioni di euro.
L’avviso di conclusione delle indagini, emesso dalla locale Procura della Repubblica, è stato notificato oggi dalla Guardia di finanza di Bari a 28 dentisti e tre società che esercitano l’attività di gestione di studi odontoiatrici oltre che al rappresentante legale di una società informatica.
L’ipotesi delittuosa è quella di dichiarazione fraudolenta in concorso mediante altri artifici, per gli anni dal 2015 al 2020. Le società coinvolte sono invece indagate per i profili di responsabilità amministrativa degli enti.
Le indagini sono partite a seguito di una verifica fiscale avviata dalla Guardia di finanza nei confronti di un odontoiatra, con studio medico nella provincia. È stato in questo modo individuato l’ideatore e fornitore di un software gestionale idoneo a favorire forme di rendicontazione dei compensi “non ufficiali” e a ostacolare l’attività di accertamento dell’amministrazione finanziaria.
La Procura ha così disposto perquisizioni locali e domiciliari eseguite dal reparto delle Fiamme gialle nei confronti di entrambi (odontoiatra e fornitore software) al termine delle quali sono stati sequestrati numerosi supporti informatici, documenti e telefoni cellulari, nonché rinvenute copie di backup del software utilizzato da numerosi altri odontoiatri.
In particolare, dai successivi approfondimenti investigativi è emerso che il sistema gestionale avrebbe consentito di creare specifiche “schede cliente” nelle quali, oltre alle prestazioni certificate, attraverso la pressione del tasto F12, e digitazione di una password nella disponibilità del titolare di ogni studio medico, era possibile rendicontare anche i compensi percepiti “in nero”; di memorizzare la contabilità parallela su supporti esterni (pen drive e hard disk), facilmente rimovibili in caso di controllo e non intellegibili senza l’uso delle particolari modalità di accesso illustrate; di mantenere due distinti archivi informatici, uno “interno”, definito gestionale, contenente i “dati in chiaro”, per tali intendendo quelli cui seguiva l’emissione della relativa fattura fiscale, l’altro “esterno”, chiamato storico, memorizzato sui supporti esterni rimovibili (pen drive, hard disk, ecc.), idoneo a raccogliere “i dati nella loro totalità” e, dunque, anche quelli relativi alle operazioni non annotate nella contabilità ufficiale del professionista, non fatturate ai clienti e non dichiarate al Fisco.
Secondo quanto documentato l’ingegnere aveva creato delle chat per il cui uso invitava alla prudenza rimandando ulteriori spiegazioni ad incontri di persona e facendo riferimento alla contabilità “black”.
Gli elementi investigativi acquisiti nella prima fase sono stati ritenuti sintomatici di un coinvolgimento più ampio e strutturato di altri professionisti del settore, per questo la Procura ha disposto ulteriori perquisizioni locali e domiciliari che hanno definire meglio il perimetro operativo e i soggetti coinvolti nel presunto meccanismo di frode.
Significative, al riguardo, alcune comunicazioni estrapolate dai dispositivi telefonici sequestrati nel corso delle indagini, nelle quali, ad esempio, si faceva riferimento alla necessità di contabilizzare i pagamenti delle prestazioni sanitarie “in chiaro” o “in nero” a seconda che il cliente richiedesse o meno la fattura. In alcuni casi, inoltre, è stata rinvenuta documentazione extracontabile nella quale, in corrispondenza dei nomi dei clienti, era indicata la sigla N.F. allo scopo di specificare se il pagamento avvenisse “senza fattura”. Utilissimi elementi di riscontro sono stati acquisiti attraverso le informazioni riferite dai pazienti sentiti nel corso delle indagini, molti dei quali hanno dichiarato di aver versato, sistematicamente e nel tempo, cospicui importi in contanti per le prestazioni sanitarie ricevute, senza il rilascio della documentazione fiscale.