Mentre il sindaco Vito Carrieri preferisce non parlare e invita tutti a meditare sulla tragedia «i ragazzi continuano a salire sugli scogli e si tuffano come se nulla fosse accaduto». A parlare è il titolare di un bar che si affaccia sulla Lama Monachile di Polignano a Mare, lo stesso luogo dove domenica scorsa Francesco Aronica, 23enne originario di Catania, ha perso la vita dopo un tuffo finito in tragedia. Il dramma, che ha sconvolto l’intera comunità, sembrava destinato a lasciare un segno. Eppure, l’insenatura più fotografata della Puglia continua a fare da palcoscenico a tuffi pericolosi e sfide adrenaliniche.
L’abitudine
Giovani turisti e residenti si arrampicano sulle rocce calcaree e si lanciano in acqua, sotto gli occhi impotenti di esercenti e passanti. «Tutti sappiamo quello che è successo, eppure non è cambiato niente – commenta un ristoratore di via Comite Fanelli – questo incidente mortale non ha insegnato nulla, e la cosa ci spaventa. Temiamo che debba accadere un’altra tragedia prima che qualcuno prenda provvedimenti seri».
I cartelli di divieto non bastano. Le autorità locali hanno da tempo segnalato i rischi legati ai tuffi dalla scogliera, ma l’attrattiva del gesto spettacolare sembra prevalere su qualsiasi monito. A fare da carburante ci sono i social: decine di video che immortalano salti nel vuoto continuano a moltiplicarsi. Un fenomeno che, come dimostrano i fatti, neppure la morte riesce a fermare. Molti commercianti denunciano una sottovalutazione del pericolo. «La gente viene qui per la cartolina perfetta, ma non capisce che il mare non perdona – osserva una commerciante del centro storico – le rocce sono insidiose, le correnti spesso forti. E quello che ci fa più male è vedere genitori che lasciano fare ai figli, o che persino li filmano mentre si tuffano».
Il contesto
La città di Polignano, che ha costruito gran parte della sua fama proprio sulla suggestione delle scogliere a picco sul mare, si trova ora a fare i conti con il lato oscuro di questa bellezza. Da una parte il richiamo turistico, dall’altra il rischio costante di incidenti che minano la sicurezza e gettano ombre di dolore. «Non basta dire che è vietato – sottolinea il titolare di un negozio della zona – servono controlli costanti, serve una presenza che scoraggi i ragazzi dal mettere a rischio la propria vita. Qui non si tratta solo di difendere l’immagine della città, ma di salvare vite umane». Intanto, il ricordo di Francesco resta vivido. Gli amici lo hanno descritto come un ragazzo solare, pieno di sogni. La sua scomparsa improvvisa ha lasciato sgomenti parenti, conoscenti e tanti cittadini che in questi giorni hanno espresso vicinanza alla famiglia. Ma la lezione di quella tragedia, a giudicare da ciò che accade ancora sugli scogli della Lama Monachile, sembra non essere stata raccolta. Esercenti e residenti, stanchi di assistere a scene sempre uguali, chiedono che la morte del giovane ragazzo non venga dimenticata nel giro di pochi giorni: «Polignano è un posto bellissimo – ribadiscono – ma rischia di diventare un inferno se non impariamo tutti a rispettarlo».