È la Puglia ad ospitare il maggior numero di pale eoliche (1.615), seguita da Sicilia (1.574), Campania (1.196) e Sardegna (753). E altre se ne aggiungeranno da qui a qualche mese, l’ultimo Consiglio dei Ministri ha espresso parere favorevole sulla compatibilità ambientale di una serie di piccoli strutture, tra cui quattro agrovoltaici e un eolico che interesseranno diversi comuni della provincia di Foggia e la Basilicata per un totale di 400 megawatt. Ma il futuro dell’eolico, la nuova vision è l’offshore, l’acqua, il mare. Ne esiste uno in Puglia a Taranto, ma nell’ultimo anno ha avuto un notevole incremento il numero di progetti presentati al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase). Si tratta di 84 nuovi impianti (Sardegna 23, Sicilia 22, Puglia 20, Lazio 7, Calabria 6, Emilia Romagna 3, Abruzzo, Basilicata e Toscana 1) contro i 66 previsti nel 2023. È chiaro che non mancano le polemiche, per esempio Legacoop teme per la pesca, come Coldiretti per le strutture in terra che tolgono «terreno ai campi».
La voce dei pugliesi
Ma quali sono le aspettative, la percezione della popolazione e degli stakeholder pugliesi sul fenomeno? Da qui, dal sole, dal vento si può veramente arrivare a divenire punto di riferimento del sud? A portare a termine un sondaggio è la Odra Energia (tra le società che investono sull’offshore in Puglia) che parte da dati certi, ebbene per il 52% dei cittadini pugliesi gli impianti portano a nuovi posti di lavoro, per il 38% alla cura del territorio e per il 36 per cento allo sviluppo delle infrastrutture. La visione degli stakeholder invece è che partendo da qui, dal sud, dalla Puglia che la regione può diventare il motore energetico nazionale a vocazione green, perché? Perché è una terra propensa ad aprirsi alle innovazioni, capace di aumentare la sua attrattività per l’insediamento di aziende importanti e multinazionali. Non solo per gli stakeholder il futuro regionale e la soluzione delle sue tematiche cardine passeranno dalla capacità di generare una vision creativa. Insomma la Puglia si gioca il suo futuro, proprio puntando sulle fonti rinnovabili. E se in questi settimane si è posta la questione dell’impatto sull’ambiente, del terreno sottratto all’agricoltura chi, tra i pugliesi, conosce i progetti offshore li giudica positivamente, solo il 6 per cent degli intervistati ritiene che siano negativi gli impianti in mare. Questo non significa che non ci siano delle preoccupazioni, il 54% ritiene possano esserci effetti negativi sull’habitat marino, il 50% sula pesca e il il 46% su rischi per la navigazione.
Il futuro
Ma è ormai chiaro che il futuro invece è proprio nell’offshore, mentre su terra si autorizzeranno solo piccoli impianti, magari accanto ai campi agricoli, i cosiddetti agrivoltaici. Per avere contezza di quanto la Puglia punti sulle rinnovabili, va detto che nel novembre scorso è stato approvato l’aggiornamento del Pear, che spinge con forza sull’idrogeno verde, considerato fondamentale per ridurre l’impatto ambientale di settori altamente inquinanti come quello siderurgico e della raffinazione, tra i principali responsabili delle emissioni di Co2 nella regione. L’idrogeno verde, prodotto da fonti rinnovabili, rappresenta una risorsa strategica per la transizione energetica della Puglia che intende posizionarsi come leader italiano ed europeo nella produzione e utilizzo di questa tecnologia avanzata. Si vedrà.