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Emiliano: «Taranto sarà la Milano del Sud. Si parte già fra due anni» – L’INTERVISTA

Dopo le recenti polemiche sulla decabonizzazione dell’ex Ilva, il presidente della Regione Michele Emiliano guarda lontano.

Presidente, i detrattori dell’accordo sulla decarbonizzazione dell’ex Ilva siglato a Roma vedono un paniere vuoto e tempi lunghissimi.

Per attuare la totale decarbonizzazione della più grande acciaieria d’Europa costruendo quattro forni a DRI (a riduzione diretta) e tre forni elettrici, dove lavorare il preridotto prodotto dai DRI, occorrono almeno sette/otto anni di lavori e nove/dieci miliardi di euro di investimenti e servono anche cinque miliardi e mezzo di metri cubi di gas per alimentare il tutto. Si tratta di un’impresa titanica. Ma per costruire il primo DRI e chiudere il primo altoforno a ciclo integrato a carbone bastano due anni e un miliardo e mezzo di metri cubi di gas, così riducendo alla metà l’attuale livello di emissioni nocive. È il primo DRI è già totalmente finanziato dal Governo italiano. In questo meccanismo così complesso anche solo da spiegare, i menagramo e i disfattisti hanno gioco facile a dire che la decarbonizzazione non si farà mai. Ma i partiti che vogliono governare insieme l’Italia nel 2027 non possono non accettare la sfida della decarbonizzazione perché la parte più importante del processo la gestirà il prossimo governo.

Lei ha ricordato che Renzi non è mai stato a favore di questa scelta. Interpellati sul tema dal nostro giornale Decaro, Renzi e Conte tacciono. Come lei sa, sui terreni liberati dalla fabbrica si aprirà una partita di interessi imprenditoriali giganteschi per la città e una totale revisione urbanistica di Taranto. Questi interessi avranno un peso nella partita elettorale alle regionali?

Non so veramente cosa rispondere. Certo si tratta di una partita industriale, urbanistica ed economica che può fare di Taranto la città più importante e bella del Sud, una Milano del Sud Italia.

Renzi e Conte appoggiano senza riserve solo il candidato alla presidenza della Regione Decaro per il centro sinistra. Eppure recenti sondaggi dimostrano che chiunque si candidi a sinistra vincerà. Renzi è sempre stato legato al mondo imprenditoriale, ricorderà gli ospiti della Leopolda. Ma anche Conte. Entrambi non ne hanno mai fatto mistero. Potrebbero rappresentare degli interessi imprenditoriali nella partita? Si parla anche di americani interessati a quei terreni.

Staremo a vedere. Non mi esprimo su cose che non conosco. Certamente bisognerà vigilare. Grazie al lavoro di questi anni il centrosinistra vincerebbe con qualunque candidato, ma io continuo a pensare che sia meglio per tutti se Decaro si candidasse.

Ci spiega senza barocchismi perché Decaro fa ostruzionismo alla candidatura sua e di Vendola? Che c’è veramente dietro.

Voglio ricordare a tutti che il mio amico Antonio non ha mai detto esplicitamente che ha delle perplessità su alcune candidature. Sono cose che dicono i giornalisti. Sarebbe forse il caso che l’interessato rispondesse a questa domanda spiegando qual è la verità e quali sono le ragioni della sua risposta.

Lei ha sempre detto che non le interessa fare il commissario dell’ex Ilva. Ma il partito, vista anche la sua ritrovata armonia con la segretaria nazionale Elly Schlein, potrebbe chiederglielo. Senza contare le lodi del ministro Adolfo Urso per lei.

Io vorrei fare ancora politica se il Pd vorrà candidarmi. Perché ho tanti dossier da seguire non più da presidente, ma da semplice consigliere regionale. Vorrei mettere a profitto la mia esperienza per proseguire il lavoro iniziato da Vendola, proseguito da me e che Antonio dovrà proseguire anche facendo profondi cambiamenti e praticando la discontinuità che sempre porta con sé un nuovo presidente.

Le sembra possibile che un candidato da poco eletto a Bruxelles saluti gli elettori e corra per un altro posto? Non sarebbe stato più corretto star fermo qualche mese?

Antonio ci teneva moltissimo a candidarsi alle elezioni europee e, quindi, lo abbiamo tutti appoggiato non candidando nessun’altro del suo livello per rendere eclatante la sua elezione. Volevamo guadagnargli un ruolo importante in Europa. Poi, ovviamente, sapevamo che avrebbe anche potuto candidarsi alla presidenza della Regione. In questo modo la sua comunità gli ha consentito di poter scegliere come proseguire la sua folgorante carriera.

Dietro l’appoggio di Renzi e Conte a Decaro ci sarebbe la volontà di sostenerlo poi a segretario nazionale? Una fiches per il futuro?

Renzi e Decaro sono legatissimi da sempre. Antonio ha un affetto ammirato per Matteo Renzi che lo convinse a fare il sindaco di Bari nel 2014 quando anche, allora, non si voleva candidare dicendo che stava bene a fare il deputato a Roma. Conte apprezza Decaro, ma non ha mai detto pubblicamente che non vuole nelle liste del Pd e di AVS qualche specifico candidato. Renzi invece si è spinto a dire al Pd e alla Schlein che non deve candidarmi nelle sue liste. Se non si trattasse di Renzi ci sarebbe da protestare per questa ingerenza. Ma ad uno come lui è superfluo rispondere. Ci pensano le opinioni degli italiani e dei pugliesi.

Posso chiederle oggi come sono i suoi rapporti con Vendola? E se sono tornati buoni, su cosa vi siete intesi?

Come abbiamo fatto a rimanere in buoni rapporti fino ad oggi, nonostante tante divergenze? Sinceramente non lo so. Ma fatto sta che rimane la personalità politica con la quale parlo più volentieri.

Con la chiusura dell’accordo sulla decarbonizzazione lei ha messo una bella zeppa alla possibile corsa di Decaro alla segreteria nazionale, siglando una vittoria per Schlein.

Elly Schlein ha molto sostenuto il nostro sforzo di chiudere l’accordo per la decarbonizzazione dell’ex Ilva. Ha dimostrato di essere pronta a guidare il prossimo Governo della Repubblica italiana.

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