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Emiliano e i sassolini dalle scarpe – L’EDITORIALE

“Mi manca già la mia Puglia”. Il governatore uscente ha concluso con queste parole il suo ultimo intervento da presidente della Regione, ieri, inaugurando l’88esima Fiera del Levante.

Michele Emiliano, dal palco, non le ha mandate a dire. E non solo le ha dette, ma le ha promesse. Spostando il focus della battaglia, per chi lo ha colto, da Bari a Roma. Con una battuta, la più applaudita, ha spiegato che non si perderà in beghe locali, ma andrà diritto al cuore del partito. A Roma. In quell’addio “per ora. Ma stiano tranquilli i locali. Penso alla Presidenza del Consiglio”, ha indicato l’obiettivo. Certo, da uno dei padri della stagione della “Primavera” non ha mancato di tirare le orecchie ben bene al suo figlioccio, di cui mancava solo che pronunciasse il nome esplicitamente. Antonio Decaro, suo successore “uomo solo al comando”.

Una stagione, ha ricordato il governatore, che speravamo di esserci lasciati alle spalle “quando chi comandava decideva anche chi dovesse essere il sindaco del più piccolo paesino”. Di qui la lode ai corpi intermedi (sindacati, associazioni di categoria, associazioni in genere, non nominati i partiti) che fungono da tramite con i cittadini, sempre ascoltate – ha ricordato – dal suo governo. Antonio Decaro, a margine, (ieri non aveva parola dal palco) non ci si è riconosciuto in queste parole, nonostante i divieti posti nelle ultime settimane che Emiliano gli ha rinfacciato senza mai citarlo dal microfono. Quel “o io o lui”, cui si è assistito recentemente e del quale lo stesso Decaro aveva chiesto scusa, da un altro palco, solo qualche giorno fa.

Emiliano gli ha anche ricordato che “i patti si rispettano” se si vuol essere credibili in politica – e sarebbe legittimo che anche la comunità votante conoscesse i loro accordi.

Così alla fine, secondo Emiliano, Decaro ha un bel parlare di discontinuità: le varie fasi di governo della Puglia, dal 2004 ad oggi, a tutti i livelli, sono state condivise e vengono dal medesimo percorso. “Anche se qualcuno oggi può apparire più giovane” è ugualmente vecchio politicamente, ha riassunto Emiliano. Di sassolini, il governatore uscente, ieri, se ne è tolti più di qualcuno dalle scarpe, sapendo che la sua comunità era in ascolto. Lo ha fatto a modo suo, come siamo abituati a conoscerlo: con franchezza e in maniera diretta.

Chi c’era in Fiera, lo ha descritto cupo all’arrivo, poi sempre più disteso, man mano che tirava via una spina dietro l’altra. Secondo diversi osservatori vicini e lontani, non sara’ qui il centro della sua prossima battaglia, come detto. Ma a Roma. Alla segretaria Schlein ha ricordato che prima della invenzione della “Primavera”, il Pd era polvere in Puglia ed oggi è il primo partito. E a Vendola che nessuno chiese patenti di affiliazione e garanzie ai tempi della sua candidatura. Il gioco, allora, era di squadra. Il compito che Emiliano sembra essersi dato è’, dunque, quello di ricomporlo ed esportarlo altrove, senza danneggiare la Puglia. “Stia sereno”, allora, Decaro. D’altra parte questo e’un modo di dire che nel Partito democratico ha sempre dato garanzie.

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