Dopo il fuoco, l’acqua che forse servirà a spegnere le fiamme di un dibattito politico che non è mai stato così acceso, non tanto nelle parole, quanto nelle iniziative intraprese e che hanno portato il presidente Emiliano a presentare, addirittura, un esposto alla procura di Bari e a una nuova precisazione.
«La vicenda di cui si discute non ha nulla di politico, ma attiene alle modalità di formazione della volontà legislativa, la più delicata delle procedure previste dalla Costituzione e dallo Statuto della Regione Puglia, in quanto attinente alla sovranità del popolo esercitata attraverso i suoi rappresentanti legittimamente eletti».
Il caso
Il presidente Emiliano continua nelle sue precisazioni arrivate all’atto depositato in procura. «Ho informato dell’accaduto la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari perché, dovendo comunque procedere alla promulgazione della legge, ho assolto all’obbligo che grava su ogni pubblico ufficiale di riferire ogni eventuale notizia di ipotesi di reato acquisita nell’esercizio delle sue funzioni».
Di diverso avviso Antonella Laricchia la proponente dell’emendamento 111 all’articolo 242 della legge di Bilancio, ribattezzato “spazza nomine”, e il Movimento Cinque Stelle: «Abbiamo votato convintamente la norma della trasparenza sulle nomine, perché riteniamo che le nomine debbano essere fatte sulla base del merito e non della convenienza politica» per aggiungere «Continueremo a difendere questa norma e ad opporci a ogni eventuale tentativo di abrogazione».
La prospettiva
Intanto, però dopo aver difeso l’operato dell’Ufficio di presidenza e la successiva interpretazione dell’esito del voto che ha portato alla modifica del testo contestata da Emiliano, la presidente Loredana Capone subito dopo l’Epifania ha intenzione di convocare la conferenza capigruppo per stabilire la data del prossimo consiglio regionale e trovare spazio per affrontare di nuovo la questione della interpretazione del voto in quella caotica seduta del 18 dicembre scorso che ha provocato un vero e proprio corto-circuito istituzionale e un caso finito all’attenzione dei media nazionali.
Si cerca, insomma, una soluzione non tanto a una norma che peraltro è oggetto anche di una proposta di legge, ma a una interpretazione di un voto su una norma che non ha riflessi sulla spesa regionale e che in passato, come ha ricordato Laricchia, è stata già applicata per altre questioni.