«Per vincere le prossime elezioni regionali il centrodestra dovrà presentarsi unito, superando divisioni e protagonismi, e dovrà intercettare chi finora si è astenuto, ampliando la coalizione a liste civiche e movimenti legati ai territori come Io Sud. Decaro candidato del centrosinistra? Sarebbe una delusione per chi l’ha eletto eurodeputato non più tardi di giugno scorso»: Adriana Poli Bortone, sindaco di Lecce con un passato da ministro, senatrice ed europarlamentare, indica la strada in vista del voto con cui i pugliesi saranno chiamati a scegliere il successore del presidente Michele Emiliano.
Senatrice, in Puglia si avvicinano le elezioni regionali, sebbene non ci sia ancora una data certa. Come si prepara il centrodestra a questo appuntamento?
«La coalizione si sta muovendo e sta valutando i profili dei possibili candidati alla presidenza della Regione. C’è più di un nome al vaglio. L’importante è che il centrodestra si presenti unito, forte anche del sostegno di liste civiche e movimenti territoriali».
Eppure il centrodestra sembra incapace di rinnovarsi. D’altra parte i suoi oppositori le contestano innanzitutto l’età non più verde…
«Vuol dire che non hanno altro da contestare. E poi, a Lecce, il problema l’abbiamo risolto nominando una giunta composta da giovani: alcuni vantano già qualche esperienza amministrativa, altri sono neofiti ma si impegnano molto per padroneggiare i rispettivi settori di competenza».
Intanto la destra vince in Italia ma in Puglia, al netto di Lecce, perde da vent’anni: secondo lei perché?
«Perché non si è saputa organizzare e, nel corso del tempo, si è lasciata indebolire da contrapposizioni e protagonismi. Sia chiaro, includo anche me stessa in questo ragionamento».
Sta facendo autocritica?
«L’ho sempre fatta. D’altra parte ho sempre avuto la pretesa di dire la mia e questo non è andato giù a molti. Pensi al 2010, quando Silvio Berlusconi voleva candidarmi alla presidenza della Regione: a mettersi di traverso furono diversi esponenti di quella che era stata Alleanza Nazionale. Poi ho cercato di ritagliarmi uno spazio politico attraverso il movimento Io Sud che oggi è una realtà consolidata nel panorama politico, visto che a Lecce esprime il sindaco, un assessore e tre consiglieri, senza dimenticare il primo cittadino di Monteroni».
E quindi quale lezione va tratta da questa esperienza?
«Il centrodestra deve mettere da parte contrapposizioni e protagonismi di cui ho appena parlato. E deve cercare il sostegno di liste civiche e movimenti territoriali che, alle regionali pugliesi, saranno fondamentali per intercettare il voto di chi finora ha preferito astenersi. In questa prospettiva Io Sud è pronto a presentarsi in tutte le circoscrizioni».
A proposito di divisioni, storicamente i suoi rapporti con Raffaele Fitto, vicepresidente esecutivo della Commissione europea, sono stati tesi. Poi avete trovato un’intesa. Com’è stato possibile?
«È vero, i rapporti tra me e Fitto non sono sempre stati idilliaci. D’altra parte, nel 2010, fu innanzitutto lui a non voler convergere sulla mia candidatura alla presidenza della Regione. Poi, nei cinque anni in cui sono stata all’opposizione di Carlo Salvemini a Lecce, il buon senso ha avuto la meglio e l’unità dei consiglieri di minoranza ha reso possibile la mia candidatura a sindaco che alla fine si è rivelata vincente».
Quindi come giudica la proiezione europea di Fitto?
«Con grande favore. Anzi, per il Salento e per tutta la Puglia la vicepresidenza esecutiva della Commissione europea affidata a Fitto è un onore e una grande opportunità. Questo non solo perché Fitto gestirà deleghe e un portafoglio di peso, ma anche perché dovrà coordinare il lavoro dei commissari competenti in materie strategiche per lo sviluppo della Puglia come l’agricoltura. E poi manterrà una relazione diretta con i territori, il che è un bene se si pensa che cospicui fondi sono nella diretta disponibilità della Commissione di Bruxelles. Per noi Fitto è una garanzia».
Intanto c’è da superare il centrosinistra: qual è il suo giudizio sull’amministrazione della Regione?
«Di certo non è positivo, soprattutto se si osservano le liste d’attesa nella sanità e i ritardi nel trovare soluzioni al dramma della Xylella. La Regione non dovrebbe essere un ostacolo, invece in Puglia è complicato persino ricevere il più banale dei rimborsi. E questo accade anche perché la giunta Emiliano dialoga poco con gli enti locali. Pensi alla trattativa per le risorse del Fondo di sviluppo e coesione: il presidente della Regione si sarebbe dovuto confrontare preventivamente con i Comuni e non avrebbe dovuto contrattare tutto all’ultimo minuto col governo Meloni. Certi ruoli istituzionali impongono di lavorare insieme, come il Comune e la Provincia di Lecce sono in grado di fare pur essendo espressione di diversi orientamenti politici».
Antonio Decaro dovrebbe essere il candidato del centrosinistra alle regionali: che ne pensa?
«Credo che il centrosinistra non abbia molte alternative a Decaro. Ma credo anche che lo stesso Decaro corra il rischio di deludere, in caso di candidatura in Puglia, quel mezzo milione di elettori che gli ha garantito il consenso necessario per entrare nell’Europarlamento e diventare addirittura presidente di Commissione».
La vicenda delle regionali si intreccia con quella del possibile commissariamento del Comune di Bari: crede che il Viminale opterà per questa soluzione?
«Non sono la persona che fa salti di gioia all’idea di vedere un Comune commissariato. Però dico che, se ciò che si è verificato a Bari fosse accaduto altrove, il Comune sarebbe stato commissariato subito e senza troppi dubbi. D’altra parte a Foggia, nel 2021, il Comune è stato commissariato per molto meno. Non so che cosa accadrà a Bari, ma di sicuro lì si sono verificati fatti gravi che impongono un intervento».